Senatore Alessandro Alfieri, responsabile riforme e referente dell`area riformista nella segreteria dem, la divisione sul cda Rai serve responsabilità e la mutilazione del campo largo in Liguria quanto hanno spiazzato i propositi unitari de Pd?
«Comprendo le difficoltà e le diffidenze umane oltre che politiche. Ma con i rancori e gli sguardi all`indietro non si va da nessuna parte. Occorre costruire con pazienza e il tempo necessario l`alternativa al governo Meloni, superando veti e diffidenze: a partire dall`agenda sociale – sostegno ai salari, difesa di sanità pubblica e potere d`acquisto – e dalle sfide sulle riforme per contrastare l`arretramento della democrazia. Poi è evidente che non si possa condividere tutto».
Già, ma perché le differenze son così letali?
«Io capisco le difficoltà dei 5 Stelle in vista della Costituente di ottobre. Ma non mi piace sentir dire che senza questo o quello si sta meglio. Escludere a priori Renzi significa affermare una logica dei veti che rischia di essere un pericoloso precedente. Allo stesso tempo Renzi, se pensa di arrogarsi la rappresentanza del centro, ostacola la riaggregazione di un’area centrista e moderata>
Invece come far funzionare il campo largo?
«A me non piace l`espressione campo largo, preferisco parlare di centrosinistra e progressisti. Per farlo penso, come la segretaria Schlein, che non ci sia spazio per i veti: serve affrontare con senso di responsabilità anche le questioni più divisive. Ed evitando di sovrapporsi».
Sovrapporsi dove?
«Non dobbiamo avere l`ossessione della concorrenza su tutto. È evidente che sulla politica estera abbiamo punti di vista differenti rispetto a M5s e Avs: il Pd è sempre stato coerente sul sostegno all`Ucraina e affidabile in tema di alleanze e impegni internazionali. Su questo non si può arretrare. Se vogliamo mandare a casa questa destra, che rimane radicata e capace di superare difficoltà e differenze attraverso patti di potere, mettendo in campo politiche reazionarie sia sul piano sociale che democratico, dobbiamo essere conseguenti mitigando rancori e incomprensioni e trovando punti di sintesi sulle questioni più delicate. Sul resto il Pd deve fare il Pd e i 5 Stelle i 5 Stelle».
Mentre la componente moderata chi e come la porta in dote?
«Quello di un`area liberal-democratica o moderata è un tema ineludibile. Come soggetto plurale, il Pd non deve rinunciare a rappresentare anche quella parte: penso al mondo delle imprese e alle partite Iva, che soprattutto al nord hanno un peso decisivo».
E il ruolo unificante della premiership viene in carico al Pd o resta una prospettiva aperta?
«Le leadership non si decidono a tavolino, ma si forgiano nella battaglia politica giorno per giorno. Il Pd non è autosufficiente, ma ha dimostrato sul campo di essere la forza principale, con l`onere e l`onore di un di più di responsabilità e generosità. Poi sono i risultati che determinano ruoli e percorsi. Perciò non servono i veti». ©
Il Pd ha dimostrato sul campo di essere la forza principale