«Si dice che la destra si batte uniti. lo mi sono convinto che la destra la battiamo marciando divisi». Ancora: «I partiti di opposizione vadano al voto ognuno per conto suo, valorizzando l`aspetto proporzionale della legge elettorale. Una legge proporzionale sarebbe arbitra dei governi per i prossimi vent`anni. I forzisti hanno in tasca il biglietto della lotteria, ma non lo sanno». Parola di una delle colonne del Pd, Dario Franceschini, con conseguenti polemiche e perplessità (anche tra gli stessi moderati dem). Il leader di FI Antonio Tajani: «Non si illudano che noi abbandoniamo il centrodestra per un sistema elettorale diverso. Sono favorevole al proporzionale, ma di coalizione». Stefano Patuanelli, capogruppo M5s al Senato: «Una proposta interessante». Il leader di lv Matteo Renzi: Franceschini «è un volpone: se FI accettasse il proporzionale, governerebbe per anni perché si creerebbero le maggioranze in Parlamento». E la leader dem Elly Schlein? Gelida: «Preferisco i temi concreti».
Senatore Alessandro Alfieri, esponente di punta dell`area riformista nella segreteria del Pd, come valuta la nuova desistenza proposta da Dario Franceschini in alternativa al ripristino di un centro federato e unito col trattino alla sinistra, come prospettato da Romano Prodi?
«Andiamo per ordine. Ci sono due premesse oggettive. È evidente, in primo luogo, che ci troviamo in un contesto radicalmente cambiato e più complicato rispetto al passato, quando l`Ulivo aveva un maggior tasso di omogeneità e aggregava sensibilità, esperienze e culture politiche di lunga tradizione. Oggi ci troviamo invece a dover mettere insieme forze di lunga consuetudine istituzionale e di governo con altre che si sono affermate come anti sistema, e che si sono combattute tra loro anche aspramente».
Pd e 5 Stelle?
«Forze riformiste e forze con tratti populisti, che è sicuramente più complicato e difficile unire. In secondo luogo, il dibattito su eventuali federatori del centro e del centrosinistra rischia di diventare logorante e deviare l`attenzione rispetto all`esigenza prioritaria di rafforzare l`opposizione alle destre e al governo Meloni su temi chiave come sanità, lavoro, istruzione, sviluppo».
A monte, però, sia Prodi che Franceschini riconoscono l`impasse della vocazione maggioritaria del Pd. Non è anche questo un fatto?
«Che si faccia fatica a interpretare la vocazione maggioritaria e mettere insieme un fronte unitario è appunto oggettivo. Così come il fatto che il Pd a guida Schlein sfidi con efficacia il campo politico di 5 Stelle e Avs, lasciando più scoperto il fronte riformista e moderato. A partire da ciò, però, Franceschini avanza una proposta a mio avviso eccessivamente pragmatica, che elude punti importantissimi necessari alla costruzione di un`alternativa. lo sono tra coloro che continuano a pensare che il Pd non debba rinunciare alla vocazione maggioritaria di partito plurale, con un profilo riformista e una cultura di governo. E la penso diversamente da Franceschini su due punti».
Quali?
«Il primo è che l`elettorato di centrosinistra ha sempre avuto bisogno di luoghi, orizzonti e figure unitarie: in cui riconoscersi andando oltre i confini dei partiti. Questo lavoro richiede tempo e un lavoro comune sia in Parlamento che sul territorio. Il secondo, ancor più rilevante, è che non possiamo arrivare al 2027 con Meloni a capo di un centrodestra che, aldilà di eventuali divergenze, ha una lunga storia di unità e dall`altra parte una serie di leader che vanno alle elezioni parlando ognun per sé e per il proprio partito. Faremmo passare un messaggio di scarsa credibilità e affidabilità nella capacità di guidare insieme il Paese».
Uno schieramento e una premiership unitari insomma?
«Sì. Bisogna provarci. Capisco che sia complicato e difficile. Ma è irrinunciabile tentare di costruire un percorso. Senza fretta, né scorciatoie decise a tavolino. Ripartiamo dal metodo partecipativo seguito per la battaglia sull`Autonomia differenziata. Abbiamo unito associazioni laiche e cattoliche, partiti di opposizione, movimenti, sindacati, comitati della società civile. È da un luogo come quello che potremmo far emergere proposte unitarie su temi chiave dell`agenda sociale e economica, come salari, sanità, scuola, ambiente. Poi è chiaro che bisognerà arrivare a individuare la figura che rappresenti e tenga insieme progetto e soggetti, candidandosi alla guida del Paese. Vediamo perciò di non gettare la spugna in anticipo».