“Il problema è la credibilità: il governo italiano non sta facendo le riforme che ci ha chiesto l’Europa in cambio dei fondi del Pnrr e pensa solo alla governance del piano. Dica invece quali progetti vuole cambiare e quali vuole rilanciare, non siamo per lasciare tutto com’è se le cose non vanno. Ma intanto stiamo perdendo un treno vitale per il Paese”. Il senatore Alessandro Alfieri, componente della nuova segreteria dem di Elly Schlein con la delega al Pnrr, lancia l’allarme su quello che sta accadendo a Palazzo Chigi.

Senatore Alfieri, alla luce dello stato dell’arte teme un fallimento dei principali obiettivi del Pnrr?
“Il rischio c’è tutto. C’è un problema di approccio da parte del nostro governo: perché in Europa più che le singole modifiche di governance sulle quali ha lavorato il ministro Raffaele Fitto, conta la credibilità. Impegni e riforme vanno portate fino in fondo: i rallentamenti sui balneari e sulla giustizia danno l’idea che qualcosa non stia andando per il verso giusto e in commissione sono preoccupati. Quello della credibilità è un punto fondamentale: sappiamo che il Pnrr è complesso da portare a terra a causa di mille motivi, ma se rallenti anche sulle riforme diventa complicato avere flessibilità. Noi tifiamo per il successo perché siamo stati protagonisti del Pnrr, da Gualtieri a Sassoli ad Amendola e Gentiloni, i nostri massimi dirigenti hanno lavorato per ottenerlo. Lo sentiamo nostro e ci auguriamo il suo successo, per questo faremo delle proposte per aiutare il Paese e siamo pronti al dialogo”.
“Il problema è la credibilità: il governo italiano non sta facendo le riforme che ci ha chiesto l’Europa in cambio dei fondi del Pnrr e pensa solo alla governance del piano. Dica invece quali progetti vuole cambiare e quali vuole rilanciare, non siamo per lasciare tutto com’è se le cose non vanno. Ma intanto stiamo perdendo un treno vitale per il Paese”. Il senatore Alessandro Alfieri, componente della nuova segreteria dem di Elly Schlein con la delega al Pnrr, lancia l’allarme su quello che sta accadendo a Palazzo Chigi.

Senatore Alfieri, alla luce dello stato dell’arte teme un fallimento dei principali obiettivi del Pnrr?
“Il rischio c’è tutto. C’è un problema di approccio da parte del nostro governo: perché in Europa più che le singole modifiche di governance sulle quali ha lavorato il ministro Raffaele Fitto, conta la credibilità. Impegni e riforme vanno portate fino in fondo: i rallentamenti sui balneari e sulla giustizia danno l’idea che qualcosa non stia andando per il verso giusto e in commissione sono preoccupati. Quello della credibilità è un punto fondamentale: sappiamo che il Pnrr è complesso da portare a terra a causa di mille motivi, ma se rallenti anche sulle riforme diventa complicato avere flessibilità. Noi tifiamo per il successo perché siamo stati protagonisti del Pnrr, da Gualtieri a Sassoli ad Amendola e Gentiloni, i nostri massimi dirigenti hanno lavorato per ottenerlo. Lo sentiamo nostro e ci auguriamo il suo successo, per questo faremo delle proposte per aiutare il Paese e siamo pronti al dialogo”.

Ma sui ritardi davvero nulla è imputabile al governo Draghi e al governo Conte, entrambi da voi sostenuti?
“E’ chiaro che questa partita era complessa, anche se fossimo rimasti noi a gestirla. Ma appunto perché sappiamo che la macchina della pubblica amministrazione fa fatica a spendere avevamo messo in campo azioni per aiutare la nostra burocrazia. Il punto è che questo governo ha deciso per i primi mesi di occuparsi del tema della governance: spostando il centro dell’interlocuzione con Bruxelles dal ministero dell’Economia a Palazzo Chigi. Ma se fai questa scelta devi sapere che vai incontro ad ulteriori ritardi”.

La presidente Meloni ha comunque detto che per la revisione del Pnrr il governo si prenderà tutto il tempo a disposizione, almeno fino ad agosto. Pensa sia una scelta corretta?
“Anche qui torniamo al tema della credibilità del Paese: le indicazioni concordate con Bruxelles erano di una revisione entro aprile. Noi abbiamo bisogno di sapere subito quali progetti spostare ad esempio sul Repawer Eu, la nuova gamba energetica del Pnrr. Magari delle idee ce li abbiamo anche noi. Il Repawer Eu consente di fare alcune scelte di investimento: contrasto povertà energetica, energie rinnovabili, comunità energetiche. L’ex presidente del Consiglio Romano Prodi ha fatto la proposta di coprire aree industriali e commerciali di pannelli fotovoltaici: ecco questa è una idea che il governo potrebbe prendere in considerazione. E invece parlano solo di governance e posticipano il tema della definizione dei progetti” .

Nel governo, ma anche tra gli economisti, c’è chi pensa che sia meglio restituire una parte dei prestiti del Pnrr piuttosto che spenderli male o non spenderli. Cosa ne pensa?

“Siamo laici: noi non vogliamo che si perda l’occasione del Pnrr. La Lega sostiene che abbiamo preso troppi soldi a debito: ma noi l’abbiamo fatto perché quando il Paese chiede risorse al mercato paga interessi molto elevati. E consideriamo fondamentale il rispetto della soglia del 40 per cento al Sud. Noi chiediamo un confronto: con i governi Draghi e Conte II nelle commissioni competenti c’era un confronto costante su progetti”.

Concorda su quanto sostenuto dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, e cioè altre aree del Paese possono spendere i soldi non utilizzati nel Mezzogiorno?
“Vengo da Varese e sono stato segretario a lungo del Pd in Lombardia: conosco il valore di queste amministrazioni locali. Però sarebbe come alzare bandiera bianca: abbiamo voluto e insistito fortemente come partito per avere degli obiettivi trasversali, dall’occupazione femminile e giovanile alla riduzione dei divari territoriali. Non possiamo perdere questa sfida e quelle risorse vanno spese senza perdere di vista l’obiettivo di fondo. Neanche il Nord cresce se il Sud non cresce su infrastrutture e innovazione. Noi presenteremo a breve, con i parlamentari del Sud, una proposta per razionalizzare le risorse al Mezzogiorno”.


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