LA NOSTRA COSTITUZIONE, APPROVATA OLTRE SESSANTA ANNI FA DALL`ASSEMBLEA
COSTITUENTE A LARGHISSIMA MAGGIORANZA
, è ancora oggi forte nella coscienza dei cittadini, come ha dimostrato la conferma referendaria del giugno 2006. Nell`ultimo quindicennio si è indebolita non l`adesione della comunità italiana alla Carta fondamentale, ma la garanzia della sua rigidità. In altre parole, è diventato troppo facile cambiare le norme costituzionali da quando è stato abbandonato il sistema elettorale che aveva retto la nostra vita politica durante quarantasette anni e da quando si è attenuata nelle forze politiche la convinzione che in ogni caso alle riforme costituzionali si dovesse procedere solo sulla base di larghe convergenze. Le nuove leggi per l`elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica,
sia quelle a prevalenza maggioritaria approvate dopo il referendum del 1993 sia quelle proporzionali con premio di maggioranza adottate nel 2005, consentono a maggioranze relative di elettori di diventare
maggioranze assolute dei deputati e dei senatori.
Come è noto, il carattere rigido della Carta costituzionale rappresenta, insieme all`indipendenza degli organi di garanzia (Presidente della Repubblica e Corte costituzionale), il presidio più robusto della democrazia. Le Costituzioni democratiche, infatti, riconoscono ed enunciano i principi e i valori condivisi da tutta la comunità nazionale. Esse rappresentano l`elemento fondamentale di identità e di unità di una nazione, che non può essere scalfito né dalla diversità delle culture e delle opinioni politiche, né dalle estemporanee tentazioni assolutistiche delle assemblee, anche di quelle elettive. In una democrazia nessuno, neppure il legislatore, può sentirsi o, peggio, essere legibus solutus. Le Costituzioni democratiche riconoscono e sanciscono, nel loro contenuto essenziale, i fondamentali diritti civili, economici e sociali che spettano ad ogni persona umana e gli inderogabili doveri di solidarietà che da ciascuno devono essere osservati.
Esse definiscono, inoltre, le regole generali della competizione democratica. Esse danno la certezza che la dignità umana e i diritti e le libertà che ne sono strumenti imprescindibili non dipendono dalle alterne vicende
della competizione politica.
Penso sia evidente a chiunque che sia la storia costituzionale italiana (che indica proprio nella flessibilità dello Statuto Albertino il presupposto giuridico dell` agevole ascesa del fascismo) sia l`esame delle soluzioni adottate da altri Paesi di democrazia matura consigliano di garantire la rigidità delle procedure di revisione costituzionale. Si può ricordare per esempio la legge fondamentale tedesca (che richiede il voto favorevole
dei due terzi del Bundestag e del Bundesrat); o la Costituzione della Norvegia (che richiede, similmente, il voto favorevole dei due terzi dei membri dello Storting); ma soprattutto la procedura di revisione della Costituzione
statunitense che può partire su iniziativa o proposta di emendamento approvata dai due terzi dei membri di ciascuna Camera del Congresso, ovvero dal voto della maggioranza di un`apposita convenzione convocata dal Congresso su proposta dei due terzi delle Assemblee legislative statali; mentre la ratifica dell`emendamento richiede il voto favorevole delle Assemblee legislative di almeno tre quarti degli Stati membri ovvero di apposite convenzioni formate su base statale e consenzienti in almeno tre quarti degli Stati membri.
Anche partendo da queste considerazioni e soffermandomi solo alla valutazione sul metodo ho deciso di non approvare la mozione sull`avvio del percorso delle riforme costituzionali.
Rispetto alla centralità costituzionale del Parlamento, non convince infatti la procedura di revisione scelta dalle forze di maggioranza. L`approvazione di una mozione indirizzata al governo al quale si dà il compito «di presentare alle Camere entro il mese di Giugno 2013 un Disegno di legge costituzionale che preveda per l`approvazione della riforma costituzionale costituisce una procedura straordinaria rispetto a quella di cui all`articolo 138 della Costituzione. Supera evidentemente l`iniziativa parlamentare e il lavoro ordinario delle commissioni Affari Costituzionali.
Continua ad essere mia convinzione che la procedura ordinaria e garantista dell`articolo 138 non dovrebbe essere derogata, ma rafforzata. Nella passata legislatura ho collaborato con il Senatore Oscar Luigi Scalfaro
ad un Ddl costituzionale, che tendeva a rafforzare l`incidenza dell`articolo 138 indebolito nel tempo dalle maggioranze artefatte determinate dalle successive leggi elettorali. Infine, non mi è indifferente l`identica contrarietà espressa da numerosi emeriti costituzionalisti ed importanti associazioni democratiche tra le quali voglio ricordare i comitati Dossetti per la Costituzione, Libertà e Giustizia, Se non ora quando e l`Anpi.
Per questo peraltro il 2 giugno a Bologna è stato organizzato un incontro a titolo: «Non è Cosa Vostra», incontro al quale ho aderito convintamente.

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