«La svolta che questo congresso ha portato nel Pd ci mette davanti alla sfida più importante, a livello nazionale come sui territori: da ora in poi serve parlare al di fuori del partito, e con un`unica voce». È il genovese Lorenzo Basso, senatore, tra i più alti in grado dei sette della delegazione ligure nominata nella nuova direzione nazionale domenica a Roma, a provare il rilancio dem dell`immediato post assemblea. Uscito da sconfitto dalla contesa congressuale, responsabile nazionale dei comitati della mozione Bonaccini, rappresenterà (anche) lui la Liguria in direzione, e avrà (anche, forse sopratutto) lui in Liguria – ieri era a Genova per incontrare i lavoratori di Ansaldo Energia -la grande responsabilità di tenere unita una nuova minoranza di partito mai così estesa.
Senatore, riuscirà Bonaccini a federare un fronte di minoranza così ampio? Servirà farlo anche nel contesto locale?
«In realtà l`obiettivo non è federare la minoranza, ma provare a tenere unito il partito indipendentemente dalle correnti. La nomina della direzione nazionale, in qualche modo, va in questo senso. Sono state scelte le persone, non le quote di aree o mozioni».
La lunga gestazione della lista dei 120 della direzione, però, domenica ha suggerito altro. L`assemblea è pure iniziata in ritardo di un`ora..
«La gestazione è stata lunga proprio perché invece di fare quello che sarebbe stato più semplice, dividere per quote nei vari gruppi di riferimento, c`è stata la volontà di creare qualcosa di diverso. Mettere insieme persone che indipendentemente da territori, mozioni, provenienza sapranno dare il loro contributo a cambiare il partito. Niente manuale Cencelli, ben altra logica. Da questo congresso, del resto, deve uscire un Pd nuovo».
Ovvero?
«Il partito è riuscito a rilanciarsi, grazie a queste primarie. Primarie che ci hanno dato plasticamente un`idea delle posizioni e delle anime diverse che devono coesistere in un partito nuovo, un Pd composto dal mezzo milione di persone che ha votato per Bonaccini, come dei 600mila che hanno sostenuto Schlein. La sfida sarà iniziare ad avere una linea chiara e insieme far convivere sensibilità e posizioni diverse. Così, si costruisce l`unità».
Sarà la costruzione della segreteria nazionale, il primo test per l`unità?
«Per ritrovare una solidità reale servirà togliersi ognuno le magliette delle proprie mozioni, e indossare una volta per tutte quella del Pd. Che vuol dire confrontarsi all`interno, avere rispetto dei tempi e dei luoghi della discussione interna, e poi uscire all`esterno con una linea unica. Per la segreteria, sceglierà Schlein. Ci saranno figure di valore, nomi nuovi, tante belle novità».
La possiamo iscrivere al totonomi?
«Io ho già dato la mia disponibilità per il ruolo in direzione, ho incarichi impegnativi in Senato e in commissione. Il mio contributo alla comunità lo continuerò a dare io».
Servirà un congresso regionale, in Liguria?
«In Liguria devono finire le stagioni delle contrapposizioni interne, serve costruire un Pd totalmente orientato a parlare all`esterno. Abbiamo fatto congressi a tutti i livelli, ora è il momento di una gestione unitaria del partito. Di smetterla di parlare al proprio ombelico, e dedicare tutte le nostre energie a una proposta politica alternativa a quella del centrodestra che governa città e regione».
Quando inizierà, il percorso verso le Regionali?
«Subito, vanno preparate costruendo proposte programmatiche, e poi definendo il campo politico da contrapporre alla destre».
Dove andranno portati, alla loro prima visita ligure, la neo segreteria del Pd Schlein e il neo presidente Bonaccini?
«Tra le tante emergenze che abbiamo, c`è quella del futuro industriale della regione. In Ansaldo, all`ex Ilva, alla Piaggio, tutte vertenze da affrontare con urgenza. Sul nostro territorio stanno arrivando grandi investimenti, un partito come il nostro dovrà vigilare perché portino anche ricadute occupazionali e qualità della vita per i liguri. Gli investimenti devono iniziare a creare ricchezza diffusa, non arricchire pochi al danno dei tanti».


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