Non è tollerabile che su una materia come il fine vita il governo indossi casacche di partito proponendo un testo di legge che strizza l`occhio ai pro-vita».
Alfredo Bazoli, senatore Pd e primo firmatario di un disegno di legge – approvato alla Camera nel marzo 2022, nella scorsa legislatura – è scettico che il centrodestra possa approcciare alla discussione in maniera dialogante. Perché ne è convinto?
«Lo abbiamo visto con il decreto Sicurezza, con la separazione delle carriere e in molti altri casi. Arrivano con un testo blindato: prendere o lasciare. Ma sui temi etici non servono diktat».
Parliamo di una bozza non ancora arrivata in commissione, ma con diversi punti critici. A partire dall`estromissione del Servizio sanitario nazionale.
«Lasciare fuori il Ssn equivale a una privatizzazione strisciante dell`aiuto a morire che non sarebbe mai tollerata neanche dai suoi detrattori. La Corte Costituzionale è stata chiara: tutta la procedura – accertamento delle condizioni e verifica delle modalità attraverso le quali viene aiutato un paziente – deve essere supervisionata dal Ssn per garantire uniformità di trattamento».
Il governo vuole anche rendere vincolante l`accesso alle cure palliative. È d`accordo?
«Le cure palliative non possono trasformarsi in un trattamento sanitario obbligatorio o, peggio, in un modo per allungare i tempi. Sono un requisito necessario: devono essere garantite a tutti e rappresentano un`alternativa al suicidio assistito. Ma non possono essere imposte per legge».
E del Comitato etico nazionale nominato da Palazzo Chigi cosa pensa?
«Spero si tratti di una scelta di vocaboli infelice perché definire “etico” un organo di natura clinica è un errore. Detto questo, centralizzarlo ne limiterebbe l`indipendenza, piegandolo ai voleri di chi lo nomina, e renderebbe difficile l`approfondimento sui singoli casi. Noi proponevamo comitati clinici regionalizzati».
A proposito: cosa ne è stato del suo disegno di legge?
«Avevamo portato in aula un testo frutto di un lungo lavoro di mediazione. In questa legislatura abbiamo chiesto chevenisse calendarizzato in commissione al Senato. Ma la destra non ci ha consentito di discuterne. Grazie alla corsia privilegiata garantita ai disegni di legge che sono firmati da almeno un terzo dei senatori, la commissione non ha potuto rimandare. Siamo arrivati a un comitato ristretto che doveva servire a stringere un po` le maglie. Ma si è rivelata un`ulteriore occasione per allungare i tempi. Dopo molte insistenze, il centrodestra ha dato la sua disponibilità a mandare in aula il disegno di legge a metà luglio».
Cosa ci dobbiamo aspettare?
«Pare che domani arriveranno alla riunione del comitato con una proposta, dopo la riunione a Palazzo Chigi della settimana scorsa: un accordo da portare in commissione che metta insieme posizioni inconciliabili».
Cosa intende?
«Per cercare un minimo comune denominatore tra loro ci proporranno un testo pieno di criticità. A partire dalle posizioni dei pro-vita che non possono essere scontentate. Che però cozzano con le volontà di due segretari di partito della maggioranza: Salvini e Tajani parlavano di libertà di coscienza. Quindi, la preoccupazione è quella di un testo blindato e su cui non ci potrà essere dialogo».
In caso di stallo parlamentare, il Pd appoggerebbe una nuova campagna referendaria se questa allargasse all`eutanasia attiva?
«Noi ci siamo ritrovati uniti sulla proposta di legge a mia prima firma. Approvare un testo come quello risolverebbe il problema della libertà di autodeterminazione di quanti soffrono. Se ci saranno fughe in avanti su altri temi, ci penseremo».