“Finalmente Di Maio scopre le sue carte e afferma di volersi ispirare al modello tedesco per il reddito di cittadinanza, il cosiddetto Hartz IV, ovvero sussidio di disoccupazione con condizionalità. Faccio miei dubbi già avanzati da sociologi ed economisti, ad iniziare dal dato evidente che la Germania non è l’Italia e che i due mercati del lavoro sono caratterizzati da differenze sostanziali.
Aggiungo due elementi.
Primo: il reddito di cittadinanza che ha in testa questo Governo è, alla luce delle dichiarazioni rese finora, quanto di più lontano ci sia dall’ inclusione attiva e dall’ inclusione sociale perseguita dal Rei e anche dalla strategia di contrasto alla povertà educativa da noi messa in campo.
Secondo: in questi giorni Di Maio ha spalmato a piene mani diffidenze e stigma verso i cosiddetti poveri e potenziali beneficiari della misura, definiti in partenza, senza alcun beneficio del dubbio, ipotetici truffatori. Persone da obbligare alla retta via con controlli e sanzioni, attivabili sia sul mercato del lavoro che all’esterno, e addirittura da punire con la detenzione fino a 6 anni.
Il punto è che quei potenziali beneficiari sono nella stragrande maggioranza dei casi suoi elettori e la promessa del reddito di cittadinanza ha valso ai 5Stelle una messe di voti soprattutto nel Mezzogiorno. Di conseguenza, per dirla con Di Maio, chi sta sul divano dalla mattina alla sera, non cerca lavoro perché è pigro e indolente, se ricevesse un sostegno lo spenderebbe in frivolezze e beni di lusso, è il ritratto del giovane o meno giovane meridionale che
lo ha eletto: raccapricciante.
Morale della favola: chi governa non mette in campo politiche industriali e per l’occupazione qualificata, taglia le ore dell’alternanza scuola-lavoro, servizi essenziali e welfare territoriali, non investe sulla scuola, non conferma misure strategiche per le imprese, non ha in mente alcuna strategia per il Mezzogiorno, però considera i cittadini meridionali persone poco affidabili e certo truffaldini, di cui diffidare e dunque da controllare. Di cosa altro c’è bisogno per una resistenza civile?”.


Ne Parlano