“Quello che è accaduto oggi alla Camera è lo specchio fedele dell’incapacità politica e della profonda confusione che regnano in questa maggioranza. Due riforme costituzionali, che per mesi sono state sbandierate come svolte epocali, una la stiamo discutendo in questi giorni al Senato, vengono improvvisamente accantonate, cancellate dal calendario parlamentare come fossero carta straccia. Bandiere di propaganda, non progetti per l’Italia. E oggi, davanti alle divisioni insanabili che li lacerano, le nascondono nei cassetti in attesa dello scambio.
Queste riforme pasticciate non vanno avanti per ora perché Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia sono prigionieri di un patto scellerato, fondato sulla sfiducia reciproca: nessuno si fida dell’altro, e ognuno pretende che lo scambio politico — tra presidenzialismo, autonomia differenziata e giustizia — avvenga in parallelo, altrimenti tutto si blocca. È un gioco di potere che nulla ha a che fare con l’interesse del Paese.
Nel frattempo, il Parlamento – sia alla Camera che al Senato – viene sommerso da decreti legge, l’unico strumento che consente a questa destra di sopravvivere a se stessa. Ma c’è un dato politico più grave che non possiamo ignorare: per un anno intero hanno piegato Senato e Camera al loro volere, imponendo forzature continue, soffocando il confronto, rifiutando ogni dialogo costruttivo con l’opposizione.
E ora, proprio mentre i nodi arrivano al pettine, scelgono la fuga: temono le loro divisioni interne, temono di non riuscire a tenere insieme lo scambio tra le diverse anime della maggioranza, e soprattutto temono il giudizio del popolo italiano sulle loro riforme costituzionali. Arretrano, perché non sono in grado di rispondere alle domande di verità e responsabilità che il Paese pone.
Si nascondono dietro la propaganda, ma sono divisi su tutto. E si reggono soltanto grazie al ricorso sistematico alla fiducia, a scapito della dignità del Parlamento e della democrazia stessa”. Così Francesco Boccia,
Presidente dei senatori del Partito Democratico, conversando con i giornalisti a Palazzo Madama.