Nell’approssimarsi del 25 novembre, Giornata contro a violenza sulle donne, si intensifica il dibattito sul fenomeno e si presta più attenzione ai casi che la cronaca ci consegna, quasi fossero correlati. Così non è, perchè sono proprio i media a segnalarci quotidianamente storie di soprusi. Anche a Ferrara. Il 25 novembre si tende però ad avere risposte, a manifestare istanze,  a parlare di traguardi da raggiungere, di strada percorsa. Eppure a mancare è più che ‘qualcosa’ se a fronte di un indiscusso impegno comune profuso a vari livelli il fenomeno non si argina e tra  Covid e lokdown ha raggiunto nel 2020 ha raggiunto livelli allarmanti.

Il terreno è scivoloso e si tende ad affrontarlo con una buona dose di rassicurante retorica, che male non fa,  con messaggi rivolti sia a donne che a uomini,  perchè va riconosciuto che negli ultimi anni si sono create le condizioni per agire su più fronti. Tuttavia nel 2020 dobbiamo domandarci cosa, ora, può fare la differenza.  la legge, in primis. In Senato proprio oggi voteremo un disegno di legge presentato all’unanimità per introdurre nuove prassi nella rilevazione dei dati. Quindi incroci, quesiti, tutto ciò che può aiutare ad avere un flusso di informazioni da più parti e frutto di molteplici voci. Per presidiare al meglio bisogna suddividere tra violenza fisica, sessuale, psicologica, economica, stolking, che sono diverse, nessuna minimizzabile. Se, come auspico, diventerà legge,  la politica potrà mettere in campo strumenti adeguati a una platea che cambia. L’Istituto Copernico Carpeggiani, lo scorso anno, è salito agli onori della cronaca per la realizzazione del brano ‘ Non è normale che sia normale’, divenuto virale. L’allora dirigente Roberto Giovannetti, proponeva di farla diventare  una disciplina, comprensiva dello studio del diritto, andando oltre il percorso educativo. Bisogna ripartire da lì. Ai ragazzi bisogna fare comprendere, attraverso gli strumenti che loro stessi maneggiano, il significato di concetti come stigma, colpa, vergogna, paura, isolamento. Solo così nella maturità sapranno riconoscerli senza rimanerne imprigionati. La violenza non riguarda solo ‘alcuni’ e non va sviscerata solo a novembre. Riguarda la collettività e per molti la normalità. Perciò serve un’alleanza con i media, perchè la ripetizione non produca assuefazione.  Infine è bene ricordare che la violenza non è solo quella inflitta o subita ma è anche quella assistita dai figli, che spesso, da adulti, replicano i comportamenti visti in famiglia, persecutori o di sottomissione perchè conoscono ‘solo’ quelli.


Ne Parlano