Vice ministro dell`Interno, Filippo Bubbico ha partecipato all`incontro che, il 16 maggio scorso, ha portato alla firma di un «protocollo per la buona accoglienza» firmato dall`Anci e dalle strutture cooperative. Nei giorni della nuova emergenza sbarchi, il tema principale restano i problemi logistici e organizzativi dell`ospitalità ai migranti.
Onorevole Bubbico, il governo studia un`ipotesi di allargamento dell`accoglienza affidata ai Comuni?
«Lo escludo nella maniera più assoluta. Finora, anzi, i Comuni hanno presentato più progetti di accoglienza,
per i progetti Sprar, rispetto a quelli poi accolti. Possiamo dire di trovarci in un eccesso di offerta».
Quali sono, in sintesi, le caratteristiche del sistema di accoglienza messo in piedi dai Comuni?
«Vengono elaborati dei piani di massima precisi disposti e approvati nelle riunioni della conferenza unificata con i rappresentanti degli enti locali. Poi, nella partecipazione con le proposte in risposta ai bandi i Comuni presentano le loro manifestazioni di interesse nel rispetto di regole rigide sulle strutture, sul personale, sul programmi di integrazione».
I termini dell`ultimo sono stati riaperti, per consentire la partecipazione di altri Comuni con le loro manifestazioni di interesse?
«Proprio così. In quest`attività, c`è una fattiva attività di coordinamento dell`Anci. E non si tratta di
partecipazione a domande di finanziamento, perché siamo di fronte a fondi assegnati di origine comunitaria. Il Comune presenta progetti, che poi attuano in concreto associazioni, cooperative, onlus».
È vero che continuala disparità tra Comuni del sud, che sono più disposti all`accoglienza, rispetto a quelli del centro-nord?
«Anche questo elemento è ormai lontano dalla realtà. Era vero agli inizi, ma ora le disparità si stanno sanando. E al nord le percentuali hanno anche superato quelle dei Comuni del sud».
Cos`era il protocollo sottoscritto il 16 maggio?
«Era un`intesa voluta con forza dal mondo della cooperazione sociale, che ha chiesto di partecipare
all`accoglienza migranti fissando regole più strette da osservare. E quindi si sono ribadite le regole della qualità, con obiettivi di integrazione, di assistenza ai migranti indipendentemente da quello che prevedono i bandi».
Il governo vuole puntare di più ad una migliore organizzazione della seconda accoglienza?
«Sicuramente. È la fase più importante, subito dopo quello che viene definito hotspot ed è la prima accoglienza, quella che stiamo gestendo in questi giorni legata all`emergenza. Quando si è di fronte agli sbarchi, le Prefetture devono subito organizzare una rete organizzativa per identificare chi arriva, curarli, sistemarli. Molti non hanno vestiti, sono senza nulla».
Poi si passa alla seconda fase?
«Sì, è la fase del riconoscimento nei cosiddetti centri Cara dove molti migranti presentano le domande di asilo per ottenere lo status di rifugiati. In questi centri restano fino a quando le loro domande vengono decise».
La terza fase è quella che investe iComuni, con i progetti Sprar?
«Precisamente. questa l`accoglienza riservata da chi ha acquisito diritti di rifugiato. I progetti, così, devono prevedere l`insegnamento della lingua italiana, l`assistenza, la presenza di mediatori culturali. Nel protocollo con le strutture cooperative, si punta molto sulla possibilità di sostituire strutture di ospitalità collettive con case».
La partecipazione ai progetti Sprar prevede regole molto rigorose?
«Sì, ci sono naturalmente requisiti rigidi da possedere per ottenere l`accoglimento del progetto con il numero di posti letto proposti. Di certo, miriamo ad un sistema di accoglienza meno legato alla prima emergenza e più a obiettivi di integrazione».