Fisco, infrastrutture, spesa pubblica. Sono queste le emergenze economiche di cui si dovranno occupare i saggi nominati dal presidente della Repubblica secondo Filippo Bubbico (Pd), che fa parte del gruppo ma è anche presidente della commissione speciale del Senato, chiamata ad esaminare i provvedimenti del governo.
Senatore Bubbico, il vostro lavoro sta per cominciare in un clima non proprio idilliaco.
«La scelta del presidente va presa per quella che è, senza sopravalutazioni né sottovalutazioni. Una sopravvalutazione sarebbe ritenere che si tratti di una sorta di direttorio in grado di risolvere tutto. La democrazia non si può commissariare e del resto lo stesso Napolitano è sempre stato attento al rispetto delle prerogative di tutte le istituzioni repubblicane. Le sottovalutazioni alludono invece all`abitudine italiana di mettere in piedi una commissione quando non si vogliono affrontare i problemi. Si tratta di fare quello che è possibile con il massimo impegno».
Quale sarà il compito specifico dei saggi, in materia economica?
«È utile e possibile anche costruire un inventario dei problemi, una specie di ‘temado’ delle emergenze, per verificare fattibilità e possibile condivisione delle soluzioni, naturalmente nel rispetto dell`attività del Parlamento. Potrebbe essere una base di lavoro da lasciare al futuro governo».
Ma intanto cosa faranno il Parlamento e il governo Monti?
«Il Parlamento sta già operando, le commissioni speciali non sono qualcosa di strano, sono previste dall`ordinamento. Mentre il governo è pienamente legittimato ad occuparsi degli affari correnti: può approvare in pochi giorni una serie di provvedimenti, a partire dal decreto sui debiti della pubblica amministrazione, che potrebbe arrivare già domani. Poi le Camere sí devono occupare anche dí altri decreti come quello sugli esodati o quello in materia di sanità. Però servono interventi più impegnativi, la stessa questione dei debiti della pubblica amministrazione non può essere vista come una questione ordinaria. Dunque questa articolazione istituzionale costituisce un fattore di garanzia che legittima decisioni di carattere più straordinario da parte del governo».
Nel merito, quali indicazioni potrebbero arrivare dai saggi?
«Vista l`autorevolezza delle persone chiamate a far parte del gruppo provo a immaginare alcune tematiche urgenti. La prima esigenza è naturalmente riaccendere la crescita, interrompere la spirale tra austerità e recessione. Servono misure per rilanciare l`economia e generare ricchezza. È necessaria una riqualificazione della spesa pubblica, una vera spending review che permetta di distinguere quella cattiva da quella buona e usare questa ultima per stimolare la domanda in una fase così difficile. Poi è urgente anche un programma di infrastrutture, con la necessità di concordare con l`Unione europea l`esclusione degli investimenti dal Patto di stabilità».
E il fisco?
«Sul fisco ci sono alcuni nodi da affrontare, come quelli relativi a Imu e Tares. Ma va dato anche un forte messaggio di contrasto all`evasione fiscale e questo si può fare anche definendo il decreto legislativo sulla deducibilità delle spese sostenute dai cittadini».
Senatore Bubbico, il vostro lavoro sta per cominciare in un clima non proprio idilliaco.
«La scelta del presidente va presa per quella che è, senza sopravalutazioni né sottovalutazioni. Una sopravvalutazione sarebbe ritenere che si tratti di una sorta di direttorio in grado di risolvere tutto. La democrazia non si può commissariare e del resto lo stesso Napolitano è sempre stato attento al rispetto delle prerogative di tutte le istituzioni repubblicane. Le sottovalutazioni alludono invece all`abitudine italiana di mettere in piedi una commissione quando non si vogliono affrontare i problemi. Si tratta di fare quello che è possibile con il massimo impegno».
Quale sarà il compito specifico dei saggi, in materia economica?
«È utile e possibile anche costruire un inventario dei problemi, una specie di ‘temado’ delle emergenze, per verificare fattibilità e possibile condivisione delle soluzioni, naturalmente nel rispetto dell`attività del Parlamento. Potrebbe essere una base di lavoro da lasciare al futuro governo».
Ma intanto cosa faranno il Parlamento e il governo Monti?
«Il Parlamento sta già operando, le commissioni speciali non sono qualcosa di strano, sono previste dall`ordinamento. Mentre il governo è pienamente legittimato ad occuparsi degli affari correnti: può approvare in pochi giorni una serie di provvedimenti, a partire dal decreto sui debiti della pubblica amministrazione, che potrebbe arrivare già domani. Poi le Camere sí devono occupare anche dí altri decreti come quello sugli esodati o quello in materia di sanità. Però servono interventi più impegnativi, la stessa questione dei debiti della pubblica amministrazione non può essere vista come una questione ordinaria. Dunque questa articolazione istituzionale costituisce un fattore di garanzia che legittima decisioni di carattere più straordinario da parte del governo».
Nel merito, quali indicazioni potrebbero arrivare dai saggi?
«Vista l`autorevolezza delle persone chiamate a far parte del gruppo provo a immaginare alcune tematiche urgenti. La prima esigenza è naturalmente riaccendere la crescita, interrompere la spirale tra austerità e recessione. Servono misure per rilanciare l`economia e generare ricchezza. È necessaria una riqualificazione della spesa pubblica, una vera spending review che permetta di distinguere quella cattiva da quella buona e usare questa ultima per stimolare la domanda in una fase così difficile. Poi è urgente anche un programma di infrastrutture, con la necessità di concordare con l`Unione europea l`esclusione degli investimenti dal Patto di stabilità».
E il fisco?
«Sul fisco ci sono alcuni nodi da affrontare, come quelli relativi a Imu e Tares. Ma va dato anche un forte messaggio di contrasto all`evasione fiscale e questo si può fare anche definendo il decreto legislativo sulla deducibilità delle spese sostenute dai cittadini».