«Una cosa incomprensibile».
Senatore Pier Ferdinando Casini, non ha capito perché la premier abbia fatto a pezzi il Manifesto di Ventotene?
«Onestamente no, non ho capito e mi sto interrogando. Anche perché Giorgia Meloni qualche anno fa in un tweet aveva detto l`opposto».
Vero. Nel 2016 Meloni scrisse che nel 1941 i firmatari, detenuti in carcere, «avevano le idee più chiare» di Renzi, Hollande e Merkel.
«La realtà di Ventotene è una delle pagine più belle per l`Europa. Meloni ha decontestualizzato cose di 8o anni fa. I padri fondatori erano in galera sotto il fascismo e in quel contesto ideologico e culturale rivendicavano un`idea di socialismo lontana anni luce dalla sua».
Che valore ha per lei il testo fondante dell`unità europea?
«Nella mia concezione il padre fondatore dell`Europa è Alcide De Gasperi, ma oggi non ci sono leader europei che non riconoscano ad Altiero Spinelli di essere stato un protagonista straordinario dell`utopia del federalismo europeo, che oggi sentiamo come qualcosa di profondamente importante. Proprio ora che si va verso la strada di una maggiore integrazione europea, aprire un contenzioso ideologico sui padri fondatori proprio non lo capisco».
La colpisce che quelle parole le abbia pronunciate la premier di uno dei Paesi fondatori della Ue?
«Sì, anche per un`altra ragione che va molto oltre Ventotene. Trovo incomprensibile che in una fase drammatica per il mondo noi non cerchiamo di unire maggioranza e opposizione in una visione delle sfide che abbiamo davanti. Il dibattito che c`è in Italia è sempre ideologico e di scontro ripetuto».
Non è anche colpa delle opposizioni?
«E responsabilità di tutti, ma chi guida la barca dovrebbe essere più interessato a evitare che questo accada. Io sono abituato da sempre a presidenti del Consiglio che cercavano la condivisione».
Al Senato anche Meloni sembrava puntare alla condivisione. Nella replica alla Camera cosa è successo? Ha alzato i toni per coprire la spaccatura con la Lega?
«Non lo so, non sono uno psicologo. Al Senato martedì ho assistito a un intervento assolutamente comprensibile e non so perché nella replica alla Camera lei abbia cambiato registro, ma di certo ha commesso un errore».
Può averla innervosita la piazza europeista di sabato?
«Alla luce del discorso del Senato, che è avvenuto dopo quella piazza, direi di no. In Meloni prevale l`istinto di sentirsi sicura se si scontra con le opposizioni, ma io credo che sbagli, perché con le minoranze lacerate lei era in posizione di vantaggio. Se c`è una cosa che indebolisce l`Italia è che la politica estera non sia, come per esempio in Germania, un terreno di incontro. Contiamo poco in Europa perché maggioranza e opposizione sono spaccate all`interno e anche tra loro. Noi continuiamo a essere inconsapevoli delle sfide che abbiamo di fronte».
La telefonata fra Trump e Putin non fa ben sperare?
«È tragica, perché Putin non ha concesso niente se non una pseudo tregua dagli attacchi alle centrali energetiche. Se il risultato è questo topolino, c`è da preoccuparsi».
Meloni le sembra preoccupata?
«Mi preoccuperei se intimamente non lo fosse».
Meloni sarà il «ponte» tra Washington e Bruxelles, o la sua strategia è destinata a fallire?
«Ponte o non ponte, io capisco che lei cerchi di non indebolire il suo rapporto con Trump, ma la storia l`ha messa da questa parte della barricata e a me non risulta che Starmer e Macron vogliano litigare con il presidente americano. Mi sembra sia piuttosto lui che vuole litigare con l`Europa, lui che ha insultato gli europei. Se Meloni userà i suoi buoni rapporti per far capire a Trump che i dazi sono un grandissimo errore, sia per noi sia per lui, io sarò contento».
Il video in cui Federico Fornaro del Pd invita Meloni a inginocchiarsi e a vergognarsi è diventato virale…
«Meloni gli ha fornito un`occasione ghiotta e Fornaro ha fatto il gioco suo, è un professionista dei più preparati in Parlamento e si è comportato come tale».


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