Il voto a Strasburgo sul piano Rearm «ha mostrato un`Italia divisa: ma la politica estera non è un accessorio». Il senatore Pier Ferdinando Casini invita a riflettere sul “sì” compatto pronunciato invece da tutte le famiglie politiche che hanno fondato l`Europa, popolari e socialisti: «Se i rischi nel mondo si moltiplicano, dobbiamo difenderci».
Senatore Pier Ferdinando Casini, cosa ne pensa del piano Rearm proposto dalla Commissione di Ursula von der Leyen?
Faccio una premessa: quando ci chiediamo perché l`Italia ha un ruolo così marginale sullo scenario internazionale – risponde l`ex presidente della Camera -, il voto a Strasburgo ce lo ha spiegato più di ogni discorso. Tutti contro tutti, con le due coalizioni disomogenee, chi governa oggi e chi ripropone di governare. In nessun Paese si è visto uno spettacolo simile, anzi in Germania abbiamo visto forze diverse come democristiani e socialdemocratici procedere all`unisono in questo frangente. Ciò dovrebbe indurre tutte le persone raziocinanti a una riflessione: la politica estera non è un accessorio, è un tema esistenziale peri partiti.
Lei come avrebbe votato?
Sì, senza dubbio. Come hanno fatto le famiglie politiche che hanno fondato l`Europa, popolari e socialisti. Una convergenza così convinta, malgrado i venti sovranisti, deve indurre a riflettere.
“Rearm Eu” non è però la difesa comune?
A parte il nome certo poco felice, sì, non è la difesa comune. Ma non era ipotizzabile che la si facesse in 48 ore dopo che se ne parla da decenni. È un piano migliorabile, ma la Von der Leyen ha voluto dare subito un messaggio chiaro, come già aveva fatto il francese Macron: in un mondo di carnivori non possiamo più essere erbivori. Se assistiamo impreparati al moltiplicarsi dei rischi, possiamo far crescere nei tirarmi e nei malintenzionati l`idea che si possa affondare il colpo.
Non siamo vittime di un paradosso?
C`è voluto Donald Trump, il nuovo presidente Usa, per far svegliare l`Europa. Questo è vero. Ovvio che la politica di Trump crea in molti disgusto e in tutti perplessità, a partire dai dazi che vuole impone, però questo effetto utile gli va riconosciuto. Già Obama e Biden ci avevano provato, ma Trnmp ci mette con più forza davanti alla realtà che gli Stati Uniti non sono più disposti ad accollarsi il grosso delle spese difensive dell`Occidente. Un tornante storico che ci fa tornare indietro alle parole che, dal suo Trentino, De Gasperi scrisse 70 anni fa a Rumor, vicesegretario della Dc, in cui dichiarava il suo sentirsi sconfitto per il no della Francia alla difesa comune europea.
E si deve a Trump pure se è cambiato il paradigma, per cui oggi non si parla solo di guerra e morti, ma pure di negoziati e tregua?
Inutile però arrampicarsi sugli specchi, non credo che l`Europa prima potesse fare da sé una mediazione vera, Putin non ci avrebbe ascoltati. Prima perla dipendenza energetica da Mosca, poi per l`inconsistenza militare va detto che l`Europa non ha avuto finora alcun peso reale. Non aveva alcuna carta, per dirla alla Trump. È questa la ragione per cui occorre cominciare in ogni caso a strutturarsi, sperando di superare i protagonismi nazionali.
Ha sbagliato quindi la segretaria Elly Schlein a far astenere i “suoi” del Pd?
Non mi permetto un giudizio sulla vita interna del Pd. Certo possiamo fare le anime candide qui a Roma, ma non possiamo scordare che stiamo in una comunità europea basata sul rispetto del diritto internazionale e sull`autodeterminazione dei popoli. E dove ci sono i polacchi e i baltici che il pericolo lo percepiscono alle porte. Ha colpito anche l`astensione di FdI sul sostegno a Kiev. Nella vicenda ucraina Meloni ha avuto l`atteggiamento giusto sin da quando era da solo all`opposizione, appoggiando su questo il governo Draghi. Adesso è entrata in una fase più silente, che è chiaramente d`imbarazzo, cercando di bilanciarsi fra una vicinanza a Trump e una non lontananza dall`Ue, perché sarebbe velleitarismo puro fare qualcosa di diverso. Ha visto Macron e Starmer assumere un molo di primo piano, e quest`ultimo mi fa davvero piacere perché possiamo dire “Uk is bacK”: Anche la premier, tuttavia, può ancora divenire protagonista. E per questo dico che le opposizioni in questa fase storica così delicata dovrebbero spingerla a ciò, anziché ostacolarla.
Chi appoggia “Rearm” a volte dice anche che gli States non sono più un Paese amico. È giusto?
Pensare a un antagonismo Europa-Usa è demenziale. La chiusura da Washington del cosiddetto “ombrello” americano non deve comportare frizioni, bensì un dialogo nuovo. Gli Usa saranno sempre nostri amici. Poi, certo, bisogna andare senza timidezze davanti a Trump, che è un giocatore di poker. Senza dimenticare che se è vero che il problema primario per gli Usa sono la Cina, alla Casa Bianca temono anche che un`Europa “rifiutata” possa in futuro avvicinarsi a Pechino.
Cosa pensa dei ripetuti attacchi della portavoce Zakharova al presidente Mattarella?
Sono parole che non vale nemmeno la pena commentare. Siamo solo grati al destino e al Parlamento per averci dato un presidente della Repubblica che incarna al meglio l`unità della Nazione.
Non vede un pericolo anche nel far armare gli eserciti nazionali proprio ora che in Europa si stanno rafforzando le forze sovraniste?
L`osservazione è pertinente. La risposta migliore, però, è che bisogna fare di più per combattere i sovranisti. Fra i quali non a caso si annidano i maggiori sostenitori del Cremlino.
E non c`è da temere gli sprechi che potranno esserci dietro al piano Rearm?
Se mi domanda se non preferirei spendere questi soldi per sanità e scuole, certo che sì. Ma dobbiamo prima ancora chiederci quali servizi non hanno oggi in Ucraina. È un passaggio doloroso per noi ma è come quando, nella Prima Repubblica, davanti agli SS-20 sovietici il Parlamento disse sì agli euromissili, che erano strumenti di guerra sul nostro territorio. L`effetto fu, dopo l`accordo ReaganGorbaciov, il più lungo periodo di pace che si è avuto. Che poi il mondo cattolico, sulla scorta delle parole di papa Francesco e dei suoi predecessori, chieda il disarmo è logico.
Putin è una minaccia o bisogna dialogare con lui?
Siccome i vicini non ce li scegliamo, un dialogo dobbiamo averlo. Vedremo ora la sua risposta ai negoziati: per ora pare disponibile nella forma e deludente nella sostanza. È chiaro che il tema vero nella trattativa non è quello dei territori, ma delle garanzie da dare a Kiev per far sì che non ci siano nuove occupazioni tra 1-2 anni. Anche per questo serve una Ue più presente.
E l`ipotesi di affidare le nostre comunicazioni militari e diplomatiche ai satelliti di Musk?
Affidare le chiavi di casa a monopolisti e agente che potrebbe ricattarci in futuro è sempre sbagliato. È un tema che va esaminato, spero in uno spirito d`interesse nazionale prima che di fazioni politiche.