Il testo che segue è tratto dal nuovo libro di Vannino Chiti: “Vicini e lontani. L`incontro tra laid e cattolici nella parabola del riformismo italiano”. Donzelli editore, in libreria da giovedì scorso.

La sinistra oggi ha bisogno anche della radicalità del pensiero cristiano e in enere religioso, per dare un
fondamento alla sua critica della società e a una proposta di futuro, che abbia al centro la dignità di ogni persona: così si affrontano le modifiche all`organizzazione delle attività produttive, si pongono limiti al principio di proprietà, si stabiliscono le compatibilità tra sviluppo e ambiente, si determinano le finalità
entro cui hanno senso le conquiste della scienza. Si dà al tempo stesso un futuro alla democrazia. La sinistrain Europa deve farsi carico di una ricollocazione dell`Occidente: fuori dal paradigma del dominio sugli uomini e sulla natura, recuperando le radici di tolleranza e di affermazione dei diritti umani; fuori da una visione della secolarizzazione che anziché sfociare nella laicità ha a volte bandito Dio, finendo così per isolarsi dal resto del mondo, rendendosi incapace di comprendere e comunicare con le altre culture.
Nella società contemporanea ha un rilievo l`alienazione: non è più collegata, come ai tempi della riflessione di. Marc, ai soli rapporti di produzione. Questo aspetto mantiene una sua importanza: accanto vi sono i cambiamenti indotti dalle innovazioni della tecnica, che hanno mutato in profondo la vita dell`umanità. La rivoluzione informatico-tecnologica pone questioni che toccano la libertà della persona, la sua capacità di
governare le straordinarie conquiste che piombano nella quotidianità della nostra esistenza.
La tecnica sembra sfuggire all`uomo: non è più un suo strumento. Rischia di esserne dominato. Torna a porsi la questione dell`etica, la necessità di un suo rinnovamento, per continuare ad essere un riferimento dell`umanità.
La sinistra in Europa non è più in grado di coniugare il tema dei diritti: quelli politici e civili e quelli economico-sociali. La difficoltà nell`avanzare proposte riformiste su sviluppo, occupazione, ruolo dei lavoratori, welfare, la induce a concentrarsi prevalentemente, se non esclusivamente, sulla questione dei iritti civili. Su questa strada viene meno un rapporto con i ceti popolari. La conseguenza è la sconfitta della sinistra e il rifluire di ampi settori di popolo da un lato nell`indifferenza e nel disincanto, dall`altro verso posizioni della destra, anche reazionaria.
Al tempo stesso la sinistra europea, di fronte alle sfide inedite delle migrazioni di popoli, del terrorismo, non riesce a caratterizzare le sue impostazioni in modo realmente diverso da quello delle destre.
La mia convinzione è che uno dei motivi risieda nella chiusura provinciale dei partiti di sinistra all`interno dei vecchi Stati nazione. Futuro dell`Unione Europea e futuro della sinistra finiscono per coincidere: senza un impegno forte dei progressisti europei non nascerà una democrazia sovranazionale e l`Unione rischierà un declino.
Senza una democrazia sovranazionale tuttavia la stessa sinistra non riuscirà ad innovare le sue politiche né a realizzarle in modo efficace: non costruirà un nuovo welfare e uno sviluppo sostenibile; non riuscirà ad ffermare il primato della dignità della persona né a dar vita ad una cittadinanza fondata sul diritto al lavoro, all`istruzione, alla salute, ad un`uguaglianza almeno nelle opportunità di vita. Non potrà dare
un suo contributo per vincere la sfida del clima. Non sarà in grado di assumersi responsabilità forti per stabilire, nella sicurezza reciproca, relazioni di buon vicinato con la Russia, né riuscirà a determinare nel Mediterraneo un assetto di pace, stabilità, cooperazione. Non sarà un reale panne` degli Stati Uniti nel compito di definire, con la Cina e con gli altri giganti, rapporti internazionali per il mondo non più diretto dalle due superpotenze planetarie. Non è di questa sinistra che abbiamo bisogno, ma di una forza progressista europea e sovranazionale.


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