Con l`inflazione le retribuzioni reali perdono valore. Molti non se ne accorgono. È “l`illusione monetaria”
Con l`inflazione è tornato anche un fenomeno di grande importanza economica e sociale, di cui abbiamo continue manifestazioni, ma che, per sua stessa natura, è ignorato dai più. È quello che gli economisti chiamano illusione monetaria. L`illusione monetaria è il fenomeno per cui le persone sono influenzate, nei propri comportamenti, dal valore nominale di prezzi e retribuzioni, piuttosto che dal valore in termini di potere d`acquisto. Facciamo un esempio. Se nel 2021 guadagnavo 50.000 euro e nel 2022 continuo a guadagnare 50.000 euro, ma i prezzi nel
frattempo sono aumentati del 10%, il mio stipendio in termini di potere d`acquisto è sceso del 10%, pari al tasso di inflazione. Dovrei protestare come se il mio stipendio in euro fosse stato tagliato (più o meno) del 10%. Se non mi lamento o se mi lamento poco è perché, abbagliato dall`illusione monetaria, guardo al mio stipendio in euro che non è cambiato. Ci sono molteplici manifestazioni di questo fenomeno. Retribuzioni: molti contratti sono stati rinnovati a inizio 2021, incluso quello dei metalmeccanici. Da allora i prezzi sono aumentati del 15% a fronte di aumenti salariali del 2-3%, il che comporta tagli di potere d`acquisto del 12-13%. La gente si lamenta dell`inflazione, ma se il salario in euro fosse stato tagliato de112-13% non sarebbe scesa in piazza?
Pensioni: Il governo le ha indicizzate in misura ben al di sotto del tasso di inflazione. Ci sono state lamentele ma nulla in confronto a quello che sarebbe successo se la pensione in euro fosse stata tagliata: qualcuno magari sarà persino stato contento dell`aumento ricevuto. Spese sanitarie: il governo rivendica di averle aumentate di ben due miliardi. Ma sono poca cosa di fronte a quello che sarebbe stato necessario (almeno 15-16 miliardi) per mantenerne invariato il potere d`acquisto. Ma anche qui ci si lamenta meno del dovuto.
Depositi bancari: sono remunerati a tasso zero, per cui il loro valore reale è stato tagliato in misura pari al tasso di inflazione cumulato nel 2021-22, ossia del 15%. È la più grossa patrimoniale dalla seconda guerra mondiale. Ci ricordiamo ancora della patrimoniale del 1992 che era dello 0,6% e non si protesta per una patrimoniale del 15 percento. L`inflazione confonde le idee anche sui tassi di interesse. La Bce è accusata da molti di voler uccidere l`economia per aver portato i tassi al 3%. Che sarebbe tanto se l`inflazione fosse quasi zero, come un paio d`anni fa. Ma, anche prevedendo un calo dell`inflazione nel 2023, un tasso di interesse del 3% è ancora ben negativo in termini reali. Ultima considerazione sul fatto che ci si concentra troppo sui valori nominali e non sul potere d`acquisto. Riguarda il dibattito sull`aumento degli stipendi pubblici per chi lavora in aree in cui il costo della vita è più alto. Si dice che questo creerebbe disuguaglianze a parità di lavoro. A me sembra che le disuguaglianze ci siano ora visto che chi vive in aree (per esempio le grandi città) dove il costo della vita è più alto ha un minore potere d`acquisto. Certo, l`illusione monetaria tende a ridursi nel tempo e la gente comincia a protestare in modo più netto a fronte di aumenti dei prezzi. Ma ancora non siamo a quel punto: la grande illusione continua.