Le dichiarazioni del ministro Fitto hanno riscaldato il dibattito sulla fattibilità del Pnrr. Per molti il Pnrr è nato con un vizio di fondo: quello di mettere troppa carne al fuoco e quindi di essere irrealizzabile. Devo ammettere che anche io l`ho pensato e lo penso ancora. Ma est modus in rebus. Ora si sta esagerando in senso opposto con il rischio che una critica inizialmente giusta sia presa come scusa per non fare cose che sarebbe possibile fare. Una premessa. Il Pnrr è fatto da riforme e da investimenti. Varie stime hanno concluso che metà dell`impatto del Pnrr sulla nostra potenzialità di crescita viene dalle prime, non dai secondi. Le difficoltà di spesa che si stanno incontrando non devono quindi frenare le riforme, mentre temo si faccia di tutta l`erba un fascio e che le critiche alle ambizioni di spesa del Pnrr diventino una scusa per rallentare anche le riforme. Per esempio, il posticipo a fme anno nell`introduzione dei decreti necessari per procedere con la riforma della giustizia civile è problematico. Ma veniamo alla spesa prevista del Pnrr. C`è chi sostiene che abbiamo preso troppi soldi a prestito, troppi anche perché siamo già troppo indebitati. Meglio sarebbe stato prendere a prestito meno soldi. I finanziamenti del Pnrr sono per 69 miliardi a fondo perduto (non sono prestiti) e per123 miliardi a debito, quindi l`argomento vale solo per questi ultimi. A ben vedere, però, vale solo per una parte di questi ultimi. De1123 miliardi presi a prestito solo 54 sono per nuovi progetti, ossia progetti che non si sarebbero intrapresi se non ci fosse stato il Pnrr. In altri termini, i prestiti del Pnrr non sono tutti debito aggiuntivo, ma sono un modo per finanziare a tasso di interesse agevolato (questo è il vantaggio dei finanziamenti del Pnrr) debito che sarebbe stato contratto ugualmente. Certo si potevano eliminare i progetti aggiuntivi e utilizzare tutte le risorse del Pnrr per finanziare vecchi progetti. Sarebbe stata una buona idea, ma il problema del debito aggiuntivo non è grande come lo si vuol fare apparire. Attenzione poi a un altro fatto. In ultima analisi, quello che determina l`accumulo di debito non è la spesa del Pnrr, ma dal deficit che il governo decide sia appropriato dal punto di vista macroeconomico. Al momento (vedi Documento di Economia e Finanze di aprile) il governo ritiene che dal punto di vista macroeconomico sia appropriato avere un deficit pubblico del 4,5%
del Pil n12023, del 3,7% nel 2024, del 3% nel 2025 e del 2,5% nel 2026. Questo sentiero, non altro, determina l`accumulazione del debito. Se il governo decidesse di non realizzare gli investimenti del Pnrr questi obiettivi di deficit sarebbero rivisti al ribasso? Non credo proprio. Quello che avverrebbe è che altre spese, non finanziate dal Pnrr verrebbe realizzate, probabilmente di qualità inferiore a quelle previste dal Pnrr e, certamente, attraverso un indebitamento a tassi di interesse più elevati rispetto a quelli del Pnrr. Non dimentichiamoci poi dell`effetto che sui mercati finanziari ebbe nel 2020 l`annuncio che l`Italia avrebbe beneficiato di finanziamenti europei per quasi 200 miliardi. Era un gesto di solidarietà che venne preso come indicativo di un nuovo regime in Europa e che contribuì a dare fiducia al nostro paese, insieme all`annuncio del programma di acquisto di titoli di stato da parte della Bce. Un ultimo punto riguarda la capacità di spesa delle pubbliche amministrazioni. La spesa che è davvero aggiuntiva è di 53 miliardi a debito più 69 con finanziamenti a fondo perduto: totale 122 miliardi. Su un orizzonte temporale di cinque anni e mezzo questo significa una spesa annuale aggiuntiva di 22 miliardi in media, un punto percentuale di Pil. È vero che la spesa è concentrata tra il 2023 e il 2026, ma i primi armi servivano proprio a prepararsi alla maggiore spesa. Se non lo abbiamo fatto colpa nostra. Ma per anni ci siamo lamentati della mancanza di risorse, di poca solidarietà da parte dell`Europa, eccetera. Sarebbe paradossale gettare la spugna ora che non siamo neppure arrivati a metà dell`esecuzione del Pnrr. Certo, gli obiettivi di spesa sono ambiziosi e un cambio di passo è necessario. Certo, non tutti i progetti sono prioritari (avrei non pochi esempi da citare, grandi e piccoli), né tanto meno sono stati sottoposti a una seria analisi costi benefici. Ma valutiamo anche la perdita in termini di credibilità di rinunciare a questo punto. Rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di spendere bene quello che è possibile. Non credo che la Commissione Europea ci chiederà l`impossibile, come non ce lo ha mai chiesto peri fondi strutturali in passato. Lavoriamo al meglio e poi faremo i conti.


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