Professor Andrea Crisanti, perché la scelta di dimettersi dall`Università di Padova, dove dal 2019 dirigeva la Microbiologia?

«Voglio essere libero di prendere ogni decisione che mi riguarda nell`ambito dell`inchiesta senza creare imbarazzi all`Ateneo e senza sentirmi condizionato. Anche perché sto valutando l`eventuale rilevanza penale di intercettazioni riguardanti alcuni colleghi docenti».

Sapeva della telefonata di Zaia svelata da «Report»?

«Non ne sapevo nulla finché non sono stato contattato dalla trasmissione. Allora ho presentato alla magistratura una richiesta di accesso agli atti e quando li ho ottenuti mi sono reso conto che non si tratta di un caso isolato. In altre telefonate il presidente del Veneto tradisce la responsabilità di aver orchestrato una campagna di diffamazione e discredito nei miei confronti, per liberarsi di me. Eppure ho lavorato per la Regione, prendendo posizioni decise proprio per salvaguardarla e nell`interesse dei pazienti».

I rapporti tra lei e Zaia erano comunque già interrotti.

«Sì, dal luglio 2020 e sempre per i tamponi rapidi. Le dichiarazioni del governatore sono molto gravi, testimoniano ancora l`intento intimidatorio nei miei confronti. Sono una persona onesta e incorruttibile, non mi sono mai piegato a compromessi. E quando, nell`ambito del contrasto alla pandemia, c`era da evidenziare ciò che non andava, l`ho sempre fatto».

Come risponde alle dichiarazioni intercettate?

«Sto valutando con il mio avvocato se si possa ravvisare un`ipotesi di reato. Se così fosse, inseguirò Zaia fine alla fine del mondo, e con tutti i mezzi a mia disposizione, per inchiodarlo a qualsiasi responsabilità dovesse emergere. Questo regime intimidatorio nel Veneto deve finire».

Nell`ottobre 2020 lei depositò uno studio sull`inaffidabilità dei test antigenici rapidi per lo screening, pubblicato da «Nature», ma la cui esistenza fu sempre smentita dalla Regione.

«Se la ricerca fosse stata presa sul serio sarebbero saltati enormi interessi economici: erano stati spesi oltre 200 milioni di euro per comprare i test rapidi. Nonostante lo stesso foglietto illustrativo della Abbott, così come Oms e Ue, li sconsigliassero per gli screening, nel Veneto venivano usati per testare gli operatori sanitari, gli ospiti e il personale delle Rsa: e infatti la seconda ondata della pandemia è stata un massacro».

Sotto inchiesta il dottor Roberto Rigoli, al tempo coordinatore delle Microbiologie del Veneto, che dichiarò di averli testati. Le risulta?

«Rigoli disse a Simionato (allora direttore generale di Azienda Zero, ndr) di averli testati prima che arrivassero. Ma non ha mai condotto nessuno studio».


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