“Il disegno di legge sulla filiera formativa tecnologico-professionale ha alcuni aspetti molto critici. Cosa cambia rispetto alla situazione attuale? Cambiano i curricula degli studi e il modello organizzativo per allestire una filiera di studi con una durata più breve e più orientata al lavoro. La prima questione riguarda a mio avviso la tutela degli studenti delle aree più svantaggiate, per cui ho presentato un ordine del giorno in modo che possano svolgere parte degli studi in istituti più strutturati in altre aeree del Paese. La seconda questione è che la polarizzazione della formazione, e la sua focalizzazione sull’inserimento nelle attività produttive viene fatta a spese di competenze trasversali e trasferibili, che possono essere utilizzate indipendentemente dal mondo del lavoro e servono per esempio a cambiare lavoro. Queste capacità sono la comunicazione orale e scritta, l’ascolto, l’analisi dei dati, il pensiero creativo e critico che vengono alimentate da materie come italiano, storia, matematica, fisica, filosofia che vengono invece scartate in blocco per accelerare l’inserimento nel mondo del lavoro. La scuola deve invece formare cittadini, non utili ingranaggi del processo produttivo. La terza questione è che questo ddl viene definito sperimentale, ma in realtà viene prodotto un cambiamento senza rispettare parametri sperimentali, oltre al fatto che studenti e insegnanti non possono essere considerati cavie”. Lo ha detto in Aula il senatore del Pd Andrea Crisanti.
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