«La motivazione principale mia e della Procura è stata tentare di restituire agli italiani la verità su quelli che sono stati i processi decisionali che hanno portato a determinate scelte». Cosi Andrea Crisanti, attuale senatore del Pd ed ex docente dell`Università di Padova, commenta l`esito della sua maxi-consulenza sulle morti «evitabili» a corredo delle Indagini della Procura di Bergamo. Il microbiologo non avanza accuse. ma definisce la perizia «una mappa logica su quello che è successo» nei primissimi giorni dell`emergenza.
IL MODELLO In base a un modello matematico, se fosse stata istituita in Vai Seriana una “zona rossa”, al 27 febbraio i morti sarebbero stati 4.148 in meno e ai 3 marzo 2.659 in meno. Una stima calcolata giorno per giorno, da quando si ebbe conferma dei primi casi di diffusione del Coronavirus nel nostro Paese. «Questa perizia – ribadisce Crisanti -ha avuto l`obiettivo di ricostruire i fatti. quindi non è un atto di accusa, ma è il tentativo di restituire una parte di verità su come si sono svolti i fatti, in particolare per la Bergamasca che è stata una delle aree più colpite da questo evento», L`esperto ricorda di aver «lavorato 18 mesi a questa perizia. che ha richiesto la lettura di decine di migliaia di pagine e centinaia di provvedimenti. La cosa particolarmente preminente che mi ha guidato è stata la volontà di contribuire a dare ai familiari delle vittime una ricostruzione della verità di quel che è successo. Ho cercato di dare una risposta che fosse la più asettica e scientifica possibile». Le metodologie utilizzate da Crisanti sono state «particolarmente innovative, perché nessuno prima aveva osato affrontare dal punto vista periziale una situazione cosi complessa. Per risolvere 11 problema dell`ospedale di Alzano – annota in particolare -abbiamo usato le metodologie che vengono usate per i disastri aerei, per scandagliare in maniera minuziosa ogni possibile relazione causale». «Abbiamo utilizzato dati – aggiunge – che ci hanno permesso di ricostruire puntualmente, giorno per giorno, la dinamica dell`epidemia, e utilizzato modelli matematici altamente predittivi e validanti, che ci hanno permesso di trarre delle conclusioni».
L`ESPERIENZA
Non vi sono invece, a detta dello scienziato, correlazioni possibili con un`altra esperienza di `zona rossa” in Italia, quella decisa il 21 febbraio intorno a Vo`. «Lì puntualizza Crisanti è stata fatta un`azione imparagonabile a quella della Lombardia, sarebbe come comparare le mele con le pere. É chiaro che prima si chiude e più diminuisce il numero delle persone malate e quello dei decessi. Nel caso di Alzano però il problema è diverso. Nella perizia bisognava verificare e capire se determinate decisioni erano state prese consapevolmente, con la conoscenza dei fatti e con la consapevolezza dei rischi».


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