“Colgo l’occasione per commentare
numerosi articoli riguardanti la sentenza di archiviazione per
omicidio colposo relativi all’indagine della Procura di Bergamo.
Sentenza utilizzata strumentalmente per mettere in discussione il
valore scientifico della perizia. Confermo che la perizia non
contiene nessuna base scientifica per provare l’ipotesi di reato
di omicidio colposo per i 57 decessi, semplicemente perché queste
evidenze non mi sono mai state chieste. Smentisco categoricamente
che tra i quesiti posti dalla procura ci fosse qualsiasi
riferimento a valutare la possibilità che i 57 decessi fossero
tra quelli che si sarebbero potuti evitare anticipando la zona
rossa”. Così in una nota il senatore Pd, Andrea Crisanti.
“È stata anche archiviata l’accusa di epidemia colposa in quanto
questa fattispecie di reato non è contemplata dal nostro codice
penale per azioni omissive, come confermato da una granitica
giurisprudenza su questo argomento. Questo non vuol dire che
condotte omissive – cioè non aver messo in pratica ciò che
avrebbe potuto aiutare a contenere il contagio – non si siano
verificate. Non necessariamente un errore è un reato. Utilizzare
la sentenza per affermare che non si siano commessi errori è
un’offesa all’intelligenza degli italiani e un affronto ai
familiari delle 90mila vittime della prima e della seconda
ondata”, aggiunge.
“Vale la pena ricordare che per ciò che concerne i Paesi colpiti
dalla pandemia come Sud Corea, Vietnam, Singapore, Australia,
Nuova Zelanda e la Cina stessa, i governi hanno adottato
politiche tempestive e rigorose che hanno permesso di limitare e
bloccare la progressione del contagio. L’Italia invece, è bene
ricordarlo, ha utilizzato misure rigorose in ritardo rispetto
alle evidenze epidemiologiche. Il fatto che altri possano aver
commesso errori simili non è una giustificazione eticamente
valida”, conclude Crisanti.