“Le liste d’attesa interminabili rappresentano un problema estremamente grave nel nostro Paese, a causa del quale sempre più cittadini, soprattutto a basso reddito, rinunciano a curarsi. Purtroppo, l’azione del governo (vedi decreto Schillaci e il ddl Liste d’attesa) va in tutt’altra direzione, aumentando i fondi ai privati e il ricorso sempre maggiore alle strutture convenzionate. Nella convinzione, errata, che “il privato convenzionato sia pubblico”, come ha detto il ministro della Sanità. Mentre, caro Ministro, di pubblico, il privato, ha solo i soldi dei contribuenti. La sua finalità, legittima, è generare guadagno; quella del Servizio Sanitario Nazionale, garantire il diritto alla cura. È una questione di salute ma anche di equità che ci riguarda tutti, per questo ho deciso di lanciare una petizione sulla piattaforma change.org che spinga il governo a far approvare la legge depositata a mia prima firma che mira a restituire l’accesso paritario alla sanità pubblica per tutti i cittadini. Come? Riequilibrando a favore dei cittadini l’intramoenia, un istituto che ha la sua legittimità ma che oggi, per come è organizzato, è socialmente insostenibile e non risolutivo dal punto di vista organizzativo”. L’ intramoenia è una istituzione che consente ai medici ospedalieri del SSN di esercitare la libera professione al di fuori del normale orario di lavoro, utilizzando le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale a seguito del pagamento da parte del paziente di una somma aggiuntiva rispetto al ticket. Le prestazioni sono generalmente le stesse che il medico deve erogare sulla base del suo contratto di lavoro con il SSN, purché queste non entrino in conflitto o non pregiudichino l’attività pubblica. Quando fu introdotta più di trenta anni fa, l’obiettivo era da un lato quello di consentire al paziente di scegliere il professionista che preferiva e, dall’altro, tutelare il diritto alla libera professione del medico. Oggi, l’intramoenia viene percepita come socialmente odiosa a causa delle ingiustificabili e sostanziali differenze nei tempi di attesa tra una prestazione nel pubblico e una in regime di intramoenia, offerte dal CUP al cittadino. Dietro compenso, chi può permettersi di pagare le cure di tasca propria ottiene visite e prestazioni. Un’asimmetria inaccettabile. Questo fenomeno va urgentemente regolamentato per evitare abusi o storture legate più al modello organizzativo del presidio che alla scelta di medici o pazienti. Obiettivi del progetto di legge: 1. Garantire al cittadino, nel caso in cui i tempi di attesa del CUP superino del 50% quelli dell’intramoenia, l’accesso automatico e gratuito alle prestazioni in intramoenia attribuendo le spese all’azienda sanitaria; 2. Prevenire abusi e/o difetti di gestione: nel caso in cui i tempi di attesa per le prestazioni in regime ordinario (CUP) siano superiori del 75% a quelli per l’erogazione di prestazioni intramoenia, questa viene momentaneamente sospesa per comprendere le ragioni di questa asimmetria e fino al suo riequilibrio. Nel caso questo disegno di legge fosse approvato, il cittadino avrebbe accesso immediato alle prestazioni in intramoenia a spese dell’azienda sanitaria e senza costi aggiuntivi al ticket, eliminando qualsiasi procedura burocratica. La legge permetterebbe, allo stesso tempo, di identificare e segnalare tempestivamente agli organi amministrativi delle aziende sanitarie situazioni anomale che richiedono correttivi.” Così, il senatore del Partito democratico, prof. Andrea Crisanti, annuncia il lancio della petizione a sostegno del ddl “Modifiche alla legge 23 dicembre 1998, n. 448, e al decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, in materia di esercizio della libera professione medica in regime intramurario”.


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