Non si cura degli attacchi alla sua perizia arrivati anche dal legale di un suo compagno di partito, Roberto Speranza, sentito ieri a Brescia con l’ex premier Giuseppe Conte per l’inchiesta della procura di Bergamo sui presunti ritardi nella dichiarazione della zona rossa e sulla mancanza del piano pandemico. Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e oggi parlamentare del Pd, dice di aver lavorato “in scienza e coscienza”. Adesso è impegnato soprattutto per togliere le nomine dei direttori generali delle asl ai presidenti di Regione. Con uno di questi, Luca Zaia, in passato ha avuto scontri durissimi.
Professore, i legali di Conte e Speranza hanno attaccato la sua perizia.
“È legittimo, fa parte della strategia difensiva. Ma non commento, non è mio compito. Questa è una cosa che dobbiamo lasciare ai giudici. Io ho fatto una perizia in scienza e coscienza. Un lavoro elaborato, la procura c’è stata due anni a valutare tutte le carte”.
Sostengono proprio che contenga degli errori, in particolare sui tempi della dichiarazione di emergenza pandemica da parte dell’Oms.
“Li capisco, anch’io farei la stessa cosa. Ripeto: strategie difensive”
All’inizio, quando è uscita la notizia dell’inchiesta, lei però ha commentato. Anche in televisione.
“No, no. Ho semplicemente detto di aver seguito le indicazioni della Procura che mi ha coinvolto come perito. Ho risposto ai quesiti senza guardare in faccia nessuno”.
Prima Zaia e l’Università di Padova, adesso Conte e Speranza. Le pesano tutti questi attacchi?
“Sono il prezzo da pagare per la propria integrità”.
Non si cura degli attacchi alla sua perizia arrivati anche dal legale di un suo compagno di partito, Roberto Speranza, sentito ieri a Brescia con l’ex premier Giuseppe Conte per l’inchiesta della procura di Bergamo sui presunti ritardi nella dichiarazione della zona rossa e sulla mancanza del piano pandemico. Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e oggi parlamentare del Pd, dice di aver lavorato “in scienza e coscienza”. Adesso è impegnato soprattutto per togliere le nomine dei direttori generali delle asl ai presidenti di Regione. Con uno di questi, Luca Zaia, in passato ha avuto scontri durissimi. Professore, i legali di Conte e Speranza hanno attaccato la sua perizia.
“È legittimo, fa parte della strategia difensiva. Ma non commento, non è mio compito. Questa è una cosa che dobbiamo lasciare ai giudici. Io ho fatto una perizia in scienza e coscienza. Un lavoro elaborato, la procura c’è stata due anni a valutare tutte le carte”.
Sostengono proprio che contenga degli errori, in particolare sui tempi della dichiarazione di emergenza pandemica da parte dell’Oms.
“Li capisco, anch’io farei la stessa cosa. Ripeto: strategie difensive”
All’inizio, quando è uscita la notizia dell’inchiesta, lei però ha commentato. Anche in televisione.
“No, no. Ho semplicemente detto di aver seguito le indicazioni della Procura che mi ha coinvolto come perito. Ho risposto ai quesiti senza guardare in faccia nessuno”.
Prima Zaia e l’Università di Padova, adesso Conte e Speranza. Le pesano tutti questi attacchi?
“Sono il prezzo da pagare per la propria integrità”.
Lei è tra coloro che sono saliti alla ribalta con l’emergenza Covid. Davvero la pandemia non c’è più, come dice Oms?
“C’è ma la situazione è tenuta sotto controllo grazie ai vaccini. Il virus si sta evolvendo, come avviene per tutte le malattie”.
Come sta andando l’esperienza in parlamento?
“Bene, stiamo lanciando, con alcuni colleghi del Pd, un’iniziativa fantastica. Da lunedì avviamo una petizione su change.org e poi venerdì faremo una proposta di legge per togliere ai presidenti di Regione la nomina dei direttori delle Asl. Oggi si crea un rapporto di dipendenza tra presidente e aziende. Controllore e controllato sono sulla stessa linea di comando”.
Che alternativa proponete?
“Di trasferire all’anticorruzione la nomina di commissioni locali che scelgono i manager. Saranno composte da rappresentanti dei medici, degli operatori sanitari, di associazioni di pazienti”.
Si risolveranno così i problemi della sanità?
“Il vero problema della sanità non sono i quattrini. Certo, sono pochi, ma c’è un sistema di gestione che non funziona. Si sta mettendo benzina in una macchina che ha il serbatoio rotto. È sotto gli occhi di tutti, basta vedere liste di attesa, pronto soccorso che non funzionano, medici di base sopraffatti dal lavoro. E gli italiani spendono 40 miliardi per il privato ogni anno”.