“Il Pnrr dava i fondi per rimodernare e aggiornare il 30%
delle infrastrutture diagnostiche. Si è persa
un’occasione per risolvere parzialmente il problema delle liste
d’attesa”. Così è intervenuto Andrea Crisanti, medico e
parlamentare del Pd, durante la trasmissione di Radio Cusano
Campus ‘L’Italia s’è desta’ in merito alla situazione sanitaria
italiana.
“Il problema delle liste d’attesa è collegato a due fattori-
ha continuato Crisanti- Al personale e alla strumentazione. È
chiaro che se abbiamo una strumentazione obsoleta tenderà a
rompersi molto più frequentemente e ci saranno molti più fermo
macchina che contribuiscono, e non poco, ad aggravare il problema
delle liste d’attesa. Invece di spendere 600milioni e darli ai
privati, forse sarebbe stato molto più costruttivo agire sul
rinnovo delle infrastrutture diagnostiche”.
In risposta alle dichiarazioni del Ministro della Salute,
Orazio Schillaci, sulla situazione delle liste d’attesa, Crisanti
ha dichiarato: “Certe affermazioni devono essere fatte sulla base
di dati. Il Ministro tiri fuori i dati prima di sparare queste
stupidaggini. Le liste d’attesa sono legate al fatto che per anni
e anni la sanità pubblica è stata sottofinanziata e che in
determinate specialità non ci sono abbastanza medici. Poi
sicuramente ci saranno prescrizioni inappropriate, ma parte di
queste sono date dalla medicina integrativa, quella medicina che
viene offerta ai dipendenti come benefit. Un problema legato al
privato, non al pubblico”, ha ribadito il parlamentare del
Partito Democratico.
Su cosa si possa fare per rendere più
appetibili le specialità in chirurgia d’urgenza e
cardiochirurgia, Crisanti ha aggiunto: “Le pare normale che una
persona, dopo un percorso di formazione che dura circa 10 anni,
si ritrovi magari a 40 anni a guadagnare 2.400/2.800 euro,
abusati, come nel caso di coloro che lavorano nei reparti di
pronto soccorso, dai pazienti e da strutture inefficaci? Ma chi
ci va! Se non si risolve il problema degli stipendi e del
turnover, non si risolverà il problema delle liste d’attesa”.
E sui provvedimenti del Governo a favore del settore privato,
Crisanti ha ribadito: “Se questo governo stanzia 600 milioni ai
privati e allo stesso tempo rimanda al 2026 un provvedimento come
quello del rinnovo tecnologico degli ospedali, significa che va
proprio in quella direzione, e non è un caso.
Penso sia prioritario cambiare il sistema di nomina dei dirigenti
delle aziende sanitarie- ha sottolineato Crisanti- non devono più
rispondere direttamente alla regione perché in questo modo si
crea un co-interesse tra il politico e chi, invece, deve gestisce
il programma. Ci deve essere una bella differenza fra il
controllore e il controllato”.
E sull’intramoenia: “È particolarmente odiosa perché il
cittadino, nello stesso luogo, nello stesso momento, vede la
differenza che c’è tra l’avere i quattrini e non averli. Per
ovviare questo dovremmo introdurre dei meccanismi tali per cui,
se il tempo d’attesa del pubblico è in qualche modo superiore di
due volte a quello dell’intramoenia, si blocca l’intramoenia
automaticamente. Ricordiamo che questa nasce con l’obiettivo di
consentire al cittadino di scegliersi l’operatore e, allo stesso
tempo, di salvaguardare la libertà professionale del medico”.
Infine, Crisanti ha detto la sua in merito all’idea di unire
sanità pubblica e privata accreditata per rispondere alle
richieste: “Il privato persegue fini legittimi di profitto, ma
questi fini non devo essere fatti a spese del pubblico. Perché se
una donna va a partorire in un ospedale privato ha un problema, e
questi non hanno la neonatologia, il bambino lo mandano al
pubblico? Non è che il privato si può scegliere quello che vuole,
perché altrimenti non è sussidiarietà ma è parassitismo”, ha
concluso.


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