“Un Piano pandemico non si improvvisa, perché deve essere frutto di modelli matematici ed
epidemiologici che di fatto non sono cambiati negli ultimi 50 anni.
Anche il Piano pandemico italiano era un piano che, se applicato,
sicuramente avrebbe portato a dei benefici. Il nuovo Piano pandemico e
quello del 2006 non differiscono tanto e posso assicurare che quello
che era da aggiornare doveva esserlo soltanto nelle modalità di
attivazione. Quindi non è una questione di contenuti, è questione di
applicare il piano e renderlo applicabile. Il problema del Piano
pandemico italiano è che era rimasto semplicemente sulla carta”. E’
quanto evidenzia il professore di microbiologia e senatore Pd Andrea
Crisanti, commentando all’Adnkronos Salute le informazioni condivise
oggi durante il Question time al Senato dal ministro della Salute
Orazio Schillaci sul nuovo Piano pandemico in via di definizione.
“Gli obiettivi sono in genere due – spiega Crisanti – uno a breve
termine e uno a medio-lungo termine. L’obiettivo a breve termine è
quello di preservare la funzionalità del Servizio sanitario nazionale
del Paese colpito e l’obiettivo a medio-lungo termine è quello di
minimizzare gli effetti della pandemia sulla popolazione. Quindi le
misure sono diverse a seconda dell’obiettivo, ma ahimè non è che
cambiano, sono sempre le stesse. Quello che può cambiare è la
tempistica di attivazione, possono cambiare le infrastrutture o gli
investimenti che possono essere fatti per essere pronti”, osserva lo
scienziato che è stato in prima linea durante la pandemia di Covid-19.


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