“Il governo, e in particolare il ministro del Lavoro Luigi Di Maio, deve intervenire nella vicenda dei militari prossimi alla pensione, perché l’interpretazione della normativa vigente da parte dell’Inps li sta danneggiando nel calcolo dell’assegno”. Lo dice il senatore del Pd Vincenzo D’Arienzo, che sulla questione ha rivolto un’interrogazione al vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, sottoscritta anche dai senatori Edoardo Patriarca, Teresa Bellanova e Vito Vattuone, rispettivamente capigruppo dem nelle commissioni Lavoro, Industria e Difesa.

“L’art.54 del Dpr n.1092/1973 – spiega D’Arienzo nell’interrogazione – prevede l’applicabilità dell’aliquota del 44% per il calcolo della quota di pensione retributiva spettante al personale militare che avesse maturato almeno quindici anni e non più di venti anni di servizio utile. Anche la riforma Dini del 1995 ha confermato questa disposizione, che viene applicata a tutti coloro che al 31 dicembre 1995 avevano maturato tra i 15 e 18 anni di servizio utile. Ora il problema è che l’Inps, in sede di riconoscimento del trattamento pensionistico, ritiene invece che la quota di pensione retributiva spettante al personale militare vada calcolata come per il personale civile e cioè applicando l’aliquota del 35% (prevista dall’art. 44 dello stesso DPR del 1973) e non quella del 44%. A seguito del ricorso di alcuni militari interessati, le sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti della Sardegna e della Puglia hanno ritenuto erronea l’interpretazione dell’Inps, stabilendo che dal 15esimo al 18esimo anno di servizio per il calcolo della pensione del sistema retributivo va applicata l’aliquota del 44%. L’interpretazione dell’Inps sta dunque creando disorientamento ed in qualche caso un vero e proprio danno ai militari interessati. Il ministro Di Maio deve intervenire – conclude D’Arienzo – e impartire all’istituto di previdenza direttive chiarificatore sulla base delle decisioni assunte dalle citate sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti, anche per evitare ulteriori ricorsi a carico dei singoli militari prossimi alla pensione e possibili decisioni a macchia di leopardo nelle diverse regioni”.

 

 


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