“La delibera della giunta regionale che stabilisce i criteri con cui una donna partoriente può accedere al bonus di sostegno alla maternità conferma che si tratta di una misura demagogica e occasionale, non a caso non affidata ai servizi pubblici territoriali. Tra i soggetti individuati anche le associazioni pro-life, che compaiono come enti di sostegno alle donne nella compilazione delle domande. Mentre ne sono esclusi sia i consultori, con la loro funzione istituzionale ben definita e con la capillarità territoriale che li caratterizza, che i servizi comunali. Questa scelta dimostra l’approccio ideologico e le finalità di bandiera del provvedimento, che non c’entrano con il supporto necessario alle neomamme: invece di lavorare per sostenere le donne con maggiori servizi, a partire da quelli per l’infanzia, più occupazione, meno precarietà lavorativa, la giunta regionale propone un sostegno spot e una tantum per un numero irrisorio di donne, poco più di 300 in tutto il Lazio, e riconosce spazi promossi da associazioni dichiaratamente contrarie alla libera scelta delle donne e alla piena applicazione della legge 194”. A dichiararlo è Cecilia D’Elia, senatrice Pd e portavoce nazionale della Conferenza delle democratiche.


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