Il disegno di legge delega sull’accesso alle lauree in medicina e chirurgia, approvato dalla maggioranza in Commissione cultura, istruzione e ricerca, rischia di creare l’illusione del superamento del numero chiuso senza attuarlo davvero, ma mettendo in difficoltà gli atenei e gli studenti. E’ quanto denunciano i senatori del Pd Cecilia D’Elia, Nicola Crisanti e Ylenia Zambito che con i colleghi delle opposizioni Peppe De Cristofaro (Avs), Mariolina Castellone, Stefano Patuanelli e Luca Pirondini (M5s) hanno partecipato a una conferenza stampa in Senato.
“Noi siamo favorevoli al superamento del test d’ingresso a medicina e per questo avevamo presentato il ddl a prima firma Zambito che prevedeva un percorso serio – ha spiegato la senatrice Cecilia D’Elia, capogruppo del Pd nella Commissione istruzione – Come opposizioni non abbiamo votato il mandato al relatore su questo ddl perché, nonostante il lungo lavoro fatto in Commissione e il recepimento da parte della maggioranza di alcune nostre osservazioni, il testo presenta gravi criticità. Il provvedimento prevede che dopo un semestre comune a varie facoltà scientifiche, gli studenti possano proseguire il percorso sulla base di una graduatoria nazionale, che non è chiaro come si comporrà. È una delega molto ampia senza copertura finanziaria: non si prevedono nuove risorse per gli atenei, non si definiscono i criteri per la graduatoria, né si tengono fuori le università telematiche. Un caos che la destra sta rivendendo come superamento del numero chiuso, ma così non sarà”.
“Ciò che accadrà – ha spiegato il senatore Crisanti – è che 90 mila studenti si iscriveranno al semestre, ma gli atenei non sono in grado di formare più di 20-24 mila studenti in medicina l’anno. Come si arriverà al numero programmato? Questa legge manca delle risorse necessarie a garantire l’offerta formativa per il semestre, senza le quali verrà a mancare la qualità e le prime vittime saranno gli studenti e a seguire i pazienti. Stiamo parlando di atenei in cui vige il blocco delle assunzioni e alle quali mancheranno tra i 500 e gli 800 mln e che saranno sottoposti a un carico didattico senza precedenti. C’è poi la questione dell’imbuto formativo: laurearsi in medicina non significa essere un medico, serve una scuola di specializzazione”.
“Noi avevamo preso sul serio la possibilità di superare il numero chiuso – ha spiegato Ylenia Zambito – e per questo avevamo presentato un ddl che prevedeva un anno di percorso. Definire la graduatoria nazionale sulla base del profitto degli studenti agli esami di un solo semestre è impossibile, la delega è troppo ampia, non è chiara sulla formazione della graduatoria che per fortuna sarà a livello nazionale, l’anticipo dei Cfu già alle superiori è discriminatorio, si sottovalutano i costi di una didattica qualificata che non può essere delegata alle università telematiche, cosa non esclusa. Speriamo ancora che nel passaggio in Aula molti di questi aspetti possano essere affrontati e che si possa contribuire a una riforma di qualità con un testo migliore”.