Arriva a piedi ed esce dal tribunale in solitaria, Graziano Delrio, il teste più importante della settimana del processo sul crollo del Morandi. L`ex ministro delle Infrastrutture, in carica dal 2015 al giugno del 2018, due mesi appena prima del disastro, era stato interrogato dal pm Massimo Terrile a fine 2018. Ieri è tornato a Genova, chiamato a deporre sui
rapporti tra ministero e Autostrade, sul funzionamento del sistema di controllo del concedente sul concessionario, soprattutto sul grado di conoscenza delle condizioni critiche del ponte collassato in quota Mit. «La sicurezza e la manutenzione, non solo delle autostrade ma anche di ferrovie e dighe, sono state sempre obiettivi primari del ministero», è stata la precisazione. Seguita però durante la deposizione dall`ammissione sull`insufficienza di «risorse per una vigilanza capillare» sull`opera del concessionario da parte del ministero, e la contestazione di una familiare di una delle 43 vittime del disastro: «Da Autostrade potevamo aspettarci di tutto, – è stato lo sfogo – ma da chi rappresentava lo Stato, ci siamo sentiti traditi». Rimasto in aula per quasi tre ore, tra interrogatorio e contro esami, l`ex ministro oggi senatore del Pd ha confermato quanto già detto in Procura nei mesi successivi al crollo.
«Negli obiettivi strategici che predisponevo da ministro, la sicurezza era al primo posto. Ma gli obiettivi strategici, che spettano alla parte politica, si traducono in obiettivi operativi che vengono affidati alla struttura tecnica». «Come ministro – ha risposto al pm Marco Airoldi non conoscevo nel dettaglio le modalità di svolgimento del monitoraggio delle infrastrutture da parte delle concessionarie, che interloquivano direttamente con la struttura tecnica». Tradotto, non stava alla guida politica del ministero conoscere nel dettaglio l`operato dei concessionari. Il ministro, insomma, non poteva sapere tutto. Ma non solo. Nel cuore della deposizione, anche le interrogazioni parlamentari presentate dall`ex senatore genovese Maurizio Rossi, editore di Primocanale, eletto in Scelta civica e passato nel Gruppo Misto, che nel 2015 e nel 2016 sollecitò passi avanti nel progetto della Gronda, ponendo la questione del «grave problema» del Morandi. «Il ponte – si è letto in aula il testo della prima interrogazione e di cui non si conosce la sicurezza da tempo». Interrogazioni che secondo Delrio, che ha anche chiarito l`iter di “collegamento” tra concessionari e ministero («le comunicazioni passano prima dal gabinetto, poi dalla segreteria tecnica, poi dai dirigenti: al ministro solo l`allarme urgente»), «non segnalavano un allarme: la premessa sulle condizioni del ponte era generica, una sollecitazione per la realizzazione di altro». E comunque arrivate alla conoscenza dell`ex ministro «solo dopo il crollo». «Al ministero arrivano centinaia di interrogazioni, a me oltre 3mila, si risponde solo al 40 per cento di queste e non a tutte viene deve rispondere il ministro». Uno scenario, insieme alle risposte date da Delrio sul dovere di vigilanza del Mit sull`operato e nello specifico le manutenzioni del concessionario sul ponte crollato («Le risorse disponibili per una vigilanza capillare non erano sufficienti, personalmente ero convinto che delle verifiche a campione venissero eseguite, anche se non rientrava nella mia competenza verificare venissero effettivamente eseguite»), che ha scatenato la rabbia dei familiari delle vittime del disastro. A deposizione finita, ad avvicinare Delrio è stata Giovanna Donato, ex moglie di Andrea Cerulli, il portuale genovese ucciso dal crollo. «Se lo aspettava, è rimasto sorpreso?», la sua domanda. «Sono rimasto scioccato, come tutti gli italiani – la risposta – Il nostro ruolo al ministero è quello di programmare e fare le opere, poi ci sono le verifiche tecniche che non può fare il ministro». «Dice la priorità del Mit era la sicurezza, pensa se non lo fosse stata, visto che il ponte è crollato proprio perché è mancata la sicurezza – si è sfogata ancora Donato – Castellucci rappresenta una società privata, ha sempre fatto i suoi interessi a discapito di tutto, in Aspi mi fanno schifo ma hanno agito a livello personale. Delrio è stato ministro, rappresenta lo Stato, la mia famiglia: è come se un padre tradisse e abbandonasse i suoi figli».


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