‘In giunta mi ha mandato il partito ma stargli dietro è impossibile’
«È l`ennesimo colpo di teatro, uno psicodramma personale». Perché? «Guardi che io faccio politica non il medico…», dice tranchant il senatore del Pd, Stefano Esposito, che da appena 5 minuti ha dato le dimissioni da assessore alla Mobilità del Comune di Roma. Con lui, sono le 18, sette colleghi su 12 l`hanno fatto o l`hanno annunciato. «Basta, basta, Roma deve avere un governo ed io sono settimane che corro dietro a scontrini, viaggi in Usa e polemiche. Pure con il Papa», si sfoga Esposito.
La sera prima riunione con Marino e il presidente Orfini, poi il tweet in cui il sindaco annuncia di non dimettersi: cosa vi aveva detto?
 «Aveva solo assicurato che avrebbe riflettuto, ma voleva andare in aula comunque. Senza vincoli. Poi non so cosa gli sia passato perla testa».
Il sindaco chiesto un salvacondotto e voi vi siete rifiutati?
«Non è stato chiesto, né offerto»
Rimanere in questa situazione non è follia?
 «Guardi, le ripeto, io faccio politica e non il medico. Impossibile stare dietro a uno come lui».
Ma un`idea se la sarà fatta.
«Ha deciso di fare questo ennesimo colpo di teatro, solo l`ultimo di una serie. Ma così testimonia solo come non interpreti più il ruolo di sindaco ma porti tutta la vicenda su un piano personale. Ma è finita. Domani (oggi, ndr) la vicenda si chiuderà: i 25 consiglieri rassegneranno le dimissioni».
 Ma è sicuro che firmeranno? Non è così facile che i consiglieri si stacchino da una poltroncina sicura per affrontare una nuova campagna elettorale.
«Si dimetteranno tutti e 25: le loro firme andranno al protocollo e la finiremo con questa storiaccia. Non è stato fatto oggi (ieri, ndr) perché uno è fuori e l`altro in ospedale. Domani al massimo, tutto finito e lunedì arriva pure il commissario. E amen: basta rincorrere schizofrenie personali».
Come si spiega una lacerazione così forte tra un sindaco ed ex senatore pd e il suo partito?
«Marino non è stato lasciato solo. Anzi, con l`arrivo di Orfini quest`amministrazione è stata protetta e scudata e lui, grazie al Pd, ha avuto la possibilità di governare. Ma la causa di tutto questo è stato lui. Solo Ignazio Marino che dal Pd ha avuto tutto l`appoggio ma ha fatto di testa sua. Sbagliando tutto: una serie di errori politici e di comunicazione, uno dietro l`altro. Non era più difendibile».
A cosa si riferisce?
«Prenda me. Con l`ultimo rimpasto sono arrivato io, spedito dal partito, e altri colleghi per dargli una mano. Ma da quel 27 luglio ho passato tutto il mio tempo a difenderlo dalle polemiche senza riuscire a fare altro. E gli scontrini, poi il viaggio in Usa che non terminava mai sino alla polemica con il Papa… Con tutte le cose che invece bisognava fare per il bene di Roma. Ma basta».
Il caso Marino peserà sulle prossime amministrative di primavera.
 «A Roma ci giocheremo la partita: sarà tra 8 mesi ed avremo tutto il tempo per prepararci. E partiremo proprio dagli errori fatti».
Le primarie incoronarono Marino: sono da ripetere per la Capitale?
«Io credo che non siano lo strumento giusto e noi abbiamo già dato. Ci vuole più rispetto per il partito che non è un tram da cui si sale e si scende. Il Pd ha pensato al bene della città, Marino ai suoi interessi personali. Ma è finita, per fortuna».

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