Stefano Esposito, ex assessore ai Trasporti di Roma e senatore Pd, come si sente il giorno dopo la fine dell`era Marino?
«Come il giorno precedente. Nonvivo le questioni politiche con emotività. Sono dispiaciuto come lo ero il 12 ottobre quando abbiamo preso atto che non c`erano più le condizioni per andare avanti».
Solo dispiaciuto?
«La mia è incazzatura, legata al fatto di aver individuato i problemi, il marcio e di non poterlo spalare».
Di chi è la responsabilità?
 «L`esperienza della giunta Marino, alla quale ho creduto mettendoci la faccia, non ha funzionato».
Ci si ritrova nella prima pagina de «Il Tempo» nella veste di congiurato contro l`ex sindaco?
«L`ho trovata molto divertente. Quella pagina li piacerà sicuramente a Marino perché lui si sente vittima di un complotto. La realtà è un`altra. Al massimo c`è un auto-complotto contro se stesso».
Ossia?
«Marino ha interpretato questo ruolo come un fatto personale. Le sue valutazioni su Roma erano spesso più proiettate a piacere al New York Times che ai romani. Se a questo si aggiungono una serie di gaffe infinite, un`autoreferenzialità che lo ha portato a scegliersi una squadra di collaboratori che invece di compensare i suoi limiti lo sosteneva qualunque cosa facesse, si capisce perché il rapporto con la città si è rotto.
Lei gli ha dato del bugiardo.
«Confermo. È stato un bugiardo. Anche ieri in conferenza stampa ha continuato sulla linea delle bugie. Io sono stato leale con lui: e ciò richiede altrettanta lealtà. Se fai una riunione di cinque ore con i vertici del tuo partito, ometti di aver ricevuto un avviso di garanzia e come giustificazione dici che la Procura avrebbe richiesto riservatezza… ma chi ci crede?»
Capitolo trasporti, migliorerà la situazione in vista del Giubileo?
 «A Roma è l`emergenza delle emergenze. Ciò che si poteva con le risorse disponibili lo abbiamo fatto».
Ci dà il profilo del prossimo candidato del Pd?
«Penso a un politico, autorevole, che faccia pochi voli pindarici. La partita si vince raccontando la cruda verità ai romani sulla situazione».
Potrebbe essere lei?
 «Ho il senso dei miei limiti. A Roma serve un candidato romano, che ridia il giusto riconoscimento a chi si è assunto la responsabilità di rifondare una classe dirigente: questo il Pd lo sta facendo».
È tentato anche lei dalla scorciatoia di Alfio Marchini?
«Non appartengo a quelli che tirano per la giacchetta M archini».
Ha ragione Raffaele Cantone che assegna a Milano il derby con Roma?
«Non condivido quando dice che Milano ha recuperato il ruolo di capitale morale: non è vero. Milano combatte ancora una dura battaglia contro la corruzione. Su Roma invece ha ragione: gli anticorpi non ci sono ancora in misura sufficiente. Bisogna avere il coraggio politico di cominciare, da un lato, a dire un po` di più laverità. Dall`altro occorre dare fiducia allaparte maggioritaria della struttura amministrativa di Roma che fa fatica ad emergere perché c`è un sistema molto chiuso».

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