‘Oggi è un anno dalla tragedia del Rana Plaza, il crollo del grande compound in cui lavoravano migliaia di lavoratori per fabbricare abiti per numerosi marchi internazionali, anche italiani. Le vittime furono più di mille e molti di più i feriti. Il crollo contribuì ad aprire gli occhi del mondo sulla catena di produzione del tessile e di come spesso nella stessa mancassero le più elementari tutele della salute e della sicurezza delle lavoratrici e dei lavoratori’. Lo dichiara la Vice presidente del Senato Valeria Fedeli. ‘In quest’anno tanto è stato fatto, grazie al lavoro dei sindacati, delle organizzazioni non governative e di tante e tanti che lavorano nel mondo della moda, stilisti, modelle, addetti stampa, produttori. Io stessa, in tanti incontri ed iniziative, ho sostenuto con forza le ragioni di un modello di sviluppo centrato su un nuovo paradigma dell’innovazione etica. Ho incontrato le lavoratrici del Rana Plaza, quando sono state in Italia grazie alla campagna Abiti Puliti, ed ho promosso un appello insieme al Sen. Luigi Manconi per garantire la sicurezza e prevenire incendi in tutte le aziende manifatturiere globali’ prosegue Fedeli. ‘Il nostro orizzonte è la globalizzazione: quando difendiamo i diritti dei lavoratori, sempre più esposti ad una competizione internazionale senza regole e piena di squilibri, quando sosteniamo i fattori di competizione delle nostre imprese, anche esse esposte alla stessa assenza di regole e di reciprocità, quando decidiamo cosa comprare, per capire se quello che scegliamo è sicuro e di qualità. La globalizzazione riguarda la qualità della vita e la prima condizione per un modello economico più umano è che ci siano delle regole condivise, democratiche, trasparenti. Occorre definire e promuovere i fattori per una forte tracciatura etica- economica dei percorsi produttivi, della finanza, delle regole del mercato e del lavoro, con al centro sempre la persona,come chiave per garantire la giustizia del mercato: una chiave culturale e una sfida di regole per garantire imprese, lavoratori e consumatori’. ‘Per questo aderisco al Fashion Revolution Day, una campagna mondiale che invita a riflettere su CHI fabbrica i nostri vestiti, a partire dal gesto di leggere l’etichetta! E sempre per questo motivo, ho partecipato con vero piacere all’iniziativa promossa da CNA Federmoda, non a caso realizzata oggi e tra le poche organizzate in Italia, per mantenere viva l’attenzione sulle problematiche legate alla globalizzazione, al rispetto dei diritti, per garantire una equa e trasparente competizione internazionale e per promuovere verso le giovani generazioni l’attenzione verso un consumo consapevole. Se avremo regole eque e di reciprocità con le nuove potenze economiche, se riusciremo a rendere universali i diritti umani e dei lavoratori, di dignità e rispetto della persona, di salario e di libertà, allora potremo far vincere un modello dell’uguaglianza’.

Ne Parlano