Domani, 5 agosto, si aprono ufficialmente le Olimpiadi di Rio. A portare la bandiera dell`Italia nella cerimonia di inaugurazione al Maracanà sarà Federica Pellegrini, quinta dorma portabandiera nella storia delle Olimpiadi azzurre, dopo Miranda Cicognani, Sara Simeoni, Giovanna Trillini e Valentina Vezzali. La delegazione italiana vede in questi Giochi la più numerosa rappresentanza femminile di sempre, con 144 atlete a difendere i colori nazionali.
Molta strada è stata fatta dalle prime Olimpiadi, che erano precluse alle donne. Pensiamo che le azzurre scesero in campo per la prima volta nel 1920 con una sola atleta, la tennista Rosetta Gagliardi, mentre il primo oro femminile arrivò nel 1936 con Ondina Valla a Berlino. Da allora le nostre atlete si sono misurate in ogni disciplina, regalando emozioni e conquistando il cuore del paese.
L`inclusione delle donne nelle discipline olimpiche è stata il risultato di vigorose battaglie durante il Novecento, che hanno conquistato pezzo a pezzo il diritto delle donne di competere su un piano di eguaglianza con gli uomini. Se nei Giochi di Parigi del 1900 si contavano solo 22 atlete su 997 totali, le Olimpiadi di Londra 2012 sono state le prime avedere entrambi i generi sfidare i record mondiali in tutti gli sport.
I Giochi brasiliani e la sfida delle donne nello sport ora, a Rio, circa 4,700 donne – il 45% del totale degli atleti rappresenteranno il proprio paese in 306 eventi. È ormai universalmente riconosciuto come
lo sport sia uno strumento potente per contrastare stereotipi e discriminazioni basate sul genere. L`Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile, adottata nel 2015, lo include tra le leve essenziali del progresso verso l`eguaglianza. Per questo, UN Wo men, che nel 2012 ha stretto una partnership con il Comitato Olimpico Internazionale, ha deciso di essere presente in Brasile per lanciare il programma One Win Leads to Another (Una vittoria tira l`altra), che ha l`obiettivo di promuovere l`empowerment di bambine e ragazze attraverso lo sport. La strada verso la piena eguaglianza di genere nel mondo sportivo appare infatti ancora lunga, e non priva di ostacoli. Bambine e ragazze in tutto il mondo ricevono minori opportunità rispetto ai coetanei maschi, sono destinatarie di minori investimenti, e godono di minori tutele quando praticano uno sport. Se poì sì tratta di atlete professioniste, anche qui le donne incontrano e il problema della diseguaglianza salariale. Durante gli ultimi Mondiali di calcio femminili è stato reso noto come complessivamente si parlasse di ingaggi paria 15 milioni di dollari, a fronte del totale di 576 milioni degli ultimi Mondiali di calcio maschili. Esiste poi, nelle organizzazioni sportive, un soffitto di cristallo duro da infrangere per la componente femminile.
Anche in Italia, come è noto, il campo delle attività sportive è ancora segnato da profonde diseguaglianze di genere, sia con riferimento alla maggiore rilevanza economica, sociale e mediatica dello sport praticato dagli uomini, sia per quanto concerne il campo della tutela dei diritti e della rappresentanza femminile negli organi istituzionali nazionali e internazionali che amministrano lo sport. Per questo nel 2015, insieme alla senatrice Josefa Idem, al senatore Raffaele Ranucci e molti altri colleghi, abbiamo presentato il ddl AS1996, titolato “Modifiche alla legge 23 marzo 1981 n. 91, per la promozione dell`equilibrio di genere nei rapporti tra società e sportivi professionisti”, un disegno di legge che intende promuovere l`equilibrio di genere nei rapporti tra società e sportivi professionisti. In base alla normativa attualmente in vigore, infatti, nessuna disciplina sportiva femminile è qualificata come professionistica, e questo è causa del permanere, nel nostro Paese, di rilevanti discriminazioni di genere in ambito sportivo, con pesanti ricadute in termini di assenza di tutele sanitarie, assicurative, previdenziali, nonché di trattamenti salariali adeguati all`effettiva attività svolta.
Credo che una modifica di questo stato di cose sia un passo essenziale di civiltà, coerente con il diritto internazionale che definisce lo sport come un diritto di tutti, donne e uomini, bambine e bambini, che non può ammettere discriminazioni né nell`accesso alle discipline, né nello svolgimento di mestieri legati allo sport, né nella rappresentanza all`interno degli organi dirigenziali in quest`ambito.
Queste Olimpiadi rappresenteranno una nuova occasione per abbattere stereotipi e pregiudizi, e per compiere nuovi passi verso l`eguaglianza di genere nello sport in Italia e nel mondo. Forza ragazze: un grande “in bocca al lupo” alle donne e agli uomini della nostra squadra azzurra a Rio!


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