“Nell’ultimo mese di febbraio, in tre diverse puntate delle tre principali fiction trasmesse da Rai 1, sono state proposte al pubblico storie di presunti stupri, anche ad opera di conoscenti, che poi, nello svolgimento narrativo, si rivelano falsi, frutto dell’invenzione della presunta vittima. Fiction – sia “Mina Settembre” che “Le indagini di Lolita Lobosco” che “Che Dio ci aiuti” – seguite da milioni di telespettatori e telespettatrici, compresi i minori. Considerato che in Italia i dati Istat mostrano che il 31,5% delle donne ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, che le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner o ex partner, parenti o amici e che gli stupri sono stati commessi nel 62,7% dei casi da partner; considerato anche che la violenza contro le donne costituisce, oltre che una drammatica piaga sociale, anche “un problema di salute di proporzioni globali enormi” secondo l’Oms e una violazione dei diritti umani fondamentali come iscritto nella Convenzione di Istanbul che l’Italia ha ratificato con la legge 77 del 27 giugno 2013; dal momento che la cronaca riporta spesso casi di violenza contro le donne nei quali, al momento della denuncia, le donne non vengono ascoltate, vittime di pregiudizi secondo cui spesso si ritiene che o mentano o esagerino i fatti mentre diverse sentenze tendono a ridimensionare, nel comminare la pena, la portata del reato commesso giustificando il colpevole; l’atteggiamento giustificazionista nei confronti di chi ha commesso la violenza porta molte donne a non essere più consapevoli di aver subito un abuso e dunque a non denunciare; tenuto presente che gli stereotipi si annidano ovunque: nei libri di testo così come nei contenuti diffusi dall’industria culturale e dai media e che la Rai, come previsto dal contratto di servizio, ha il dovere di contrastare i pregiudizi di genere, le discriminazione, una concezione stereotipata della donna; valutato che la Rai ha il dovere di dare una rappresentazione della realtà che non comporti pregiudizi e di contribuire, sul piano culturale, al contrasto di ogni forma di violenza, abuso, discriminazione collaborando alla costruzione di rapporti e relazioni sociali basati sul rispetto reciproco; si chiede di sapere se, fatta salva la libertà creativa di autrici e autori, sceneggiatrici e sceneggiatori, registe e registi e l’autonomia editoriale, la Rai intende ovviare al ripetersi di coincidenze che rischiano di veicolare o rafforzare stereotipi e pregiudizi nei confronti delle donne che denunciano abusi e violenze mettendone in dubbio la veridicità” così si legge nel testo di un’interrogazione al presidente della Rai Foa, all’Ad Salini e al direttore di Rai 1 Coletti a prima firma della capogruppo Pd in commissione di Vigilanza Rai Valeria Fedeli e sottoscritta anche da Valeria Valente, Sabrina Ricciardi, Alessandra Maiorino, Loredana De Petris, Federico Fornaro, Flavia Nardelli, Andrea Romano, Francesco Verducci, Michele Bordo.
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