È notizia di questi giorni che il Dott. Francesco Cancellato, direttore della testata giornalistica on line “Fanpage” risulti essere stato segnalato da META fra quelli “targeted” da uno spyware prodotto dall’azienda di fondazione israeliana e attualmente di proprietà di un fondo Usa, Paragon Solutions. Le utenze del nostro Paese che sarebbero state interessate da questo sistema invasivo di controllo risulterebbero essere sette su novanta in totale. Secondo quanto riportato da Techcrunch, l’azienda produttrice, anche a seguito di quanto accaduto al dott. Cancellato, non ha smentito che l’Italia sia tra gli acquirenti e utilizzatori di questo strumento ‘invasivo’ che consente di entrare in possesso delle informazioni di un telefono semplicemente con messaggistica su whatsapp. L’eventuale presenza dell’Italia tra i clienti di Paragon è elemento centrale nella ricostruzione di quanto accaduto al direttore di Fanpage, testata che si è resa protagonista di diversi scoop giornalistici che hanno riguardato esponenti e azioni di governo. La notizia ha oggettivamente suscitato polemiche e preoccupazioni afferenti alla sicurezza e al pregiudizio di libertà e prerogative costituzionalmente garantite. Il Governo con una nota ufficiale di Palazzo Chigi ha escluso che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence, e quindi del Governo, i soggetti tutelati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124 (Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto), compresi i giornalisti, e di aver attivato l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale. Ma la nota non chiarisce affatto però le circostanze di un episodio inquietante su cui permangono tutti i dubbi e le preoccupazioni a partire dal fatto di come siano state individuate e scelte le utenze su cui installare il citato spyware e soprattutto richiede tempestivamente un’azione di chiarezza e trasparenza.
Per questo il Pd al Senato ha presentato al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri dell’Interno e della Giustizia una interrogazione, primi firmatari Annamaria Furlan, Antonio Nicita e Francesco Verducci, sottoscritta da tutto il gruppo, per sapere “se e quali iniziative il governo intenda assumere anche nell’ambito delle opportune sedi comunitarie e internazionali al fine di chiarire come sia stato possibile l’introduzione di tale spyware, in particolare chi e con chi è stato contrattualizzato tale sistema, e perché i dispositivi di queste utenze, nel nostro Paese, siano potuti diventare target intercettabili in quanto si tratterebbe, ove confermato, di un atto lesivo delle prerogative costituzionali tutelate dalla nostra Repubblica a partire dalla libertà di stampa e di informazione”.