“Non siamo contrari a riformare la giustizia. Siamo contrari a questa riforma, a questo metodo, a questo disegno sbagliato e pericoloso per la democrazia”. Con queste parole il Senatore del Partito Democratico Francesco Giacobbe, eletto nella circoscrizione estero Africa-Asia-Oceania-Antartide, è intervenuto in Aula per spiegare il voto contrario del PD alla riforma della giustizia voluta dal ministro Nordio.
“La riforma non migliora i tempi dei processi, non rafforza gli uffici giudiziari, non investe sull’efficienza – ha dichiarato Giacobbe – È invece un attacco frontale all’indipendenza della magistratura, travestito da modernizzazione”. Il senatore ha denunciato la totale assenza di confronto con le opposizioni e la società civile: “Per la prima volta nella storia repubblicana, una riforma così delicata viene imposta al Parlamento senza possibilità di modifica. È una ferita alla democrazia parlamentare”.
Uno dei punti più critici, secondo il senatore, è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, che “non risponde ad alcuna urgenza reale” e rischia di creare “un pubblico ministero autoreferenziale e senza controllo”. Giacobbe ha ricordato che “già oggi le funzioni sono di fatto separate e i passaggi tra giudicante e requirente sono rarissimi. I dati parlano chiaro: oltre il 40% di assoluzioni e un alto tasso di proscioglimenti dimostrano che la terzietà del giudice è garantita”.
Nel suo intervento, il senatore ha evocato la memoria di Falcone e Borsellino: “Due magistrati che, grazie alla loro indipendenza, hanno colpito al cuore la mafia. Cosa sarebbe accaduto se fossero stati sottoposti al controllo del potere esecutivo? Forse il Maxiprocesso non avrebbe mai avuto luogo. Forse Cosa Nostra non sarebbe stata scossa così profondamente. Difendere l’autonomia della magistratura è un dovere verso la loro eredità”.
Giacobbe ha anche criticato la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura: “Spezza l’organo di autogoverno in tre parti e ne svilisce la composizione. Sorteggiare i componenti è una deriva populista che mortifica il merito e la rappresentanza”.
Il senatore ha concluso: “Noi del Partito Democratico non ci stiamo. Difendiamo l’autonomia della magistratura perché difendiamo lo Stato di diritto. Diciamo no a questa riforma per rispetto della Costituzione, del Parlamento, dei cittadini e delle generazioni future. Lo facciamo nel nome di un principio che deve restare inviolabile: la legge è uguale per tutti”.