Il senatore denuncia inoltre come il governo giustifichi questo
provvedimento con un’emergenza che in realtà non esiste: “Si parla di un presunto
afflusso incontrollato di richieste di cittadinanza, ma la verità è che si sta colpendo
una comunità che da sempre contribuisce al prestigio e alla crescita del nostro Paese.
Non c’è nessun dato che dimostri un’emergenza tale da giustificare una misura così
drastica e discriminatoria. Si sarebbe potuto studiare una modifica condivisa con il
supporto del Parlamento, invece di intervenire in maniere emergenziale. Secondo il
senatore dem, il decreto si inserisce in una più ampia strategia del governo di destra,
che già in passato ha dimostrato di voler marginalizzare gli italiani all’estero,
riducendo fondi, servizi consolari e opportunità di partecipazione politica. “Si tratta
di un atto ostile nei confronti di milioni di persone che hanno sempre rappresentato un
valore aggiunto per l’Italia, sia culturalmente che economicamente,” aggiunge Giacobbe.
Oltre a sollevare dubbi di costituzionalità per la violazione del
principio di uguaglianza e per l’applicazione retroattiva di norme restrittive, il
provvedimento potrebbe anche essere in contrasto con la Convenzione Europea dei Diritti
dell’Uomo (CEDU), violando il diritto al rispetto della vita privata e familiare e
introducendo discriminazioni arbitrarie. “Valuteremo tutte le strade legali per
contrastare questa ingiustizia, incluso un possibile ricorso alla Corte Costituzionale
e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo,” spiega GIACOBBE.
Il Senatore dem ha annunciato anche la presentazione di emendamenti correttivi al
decreto, volti non solo a tutelare i diritti dei discendenti italiani all’estero, ma
anche a permettere il riacquisto della cittadinanza per chi l’ha persa e non ha potuto
usufruire della possibilità di riottenerla nel 1997. “Da anni ci battiamo affinché chi
ha perso la cittadinanza italiana per le vecchie norme restrittive possa riaverla. È un
atto di giustizia verso chi, per motivi burocratici, è stato costretto a rinunciare a
un pezzo della propria identità,” conclude GIACOBBE che ribadisce: “Non lasceremo nulla
di intentato per difendere i diritti degli italiani, anche di quelli che non sono nati
in Italia”.


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