“Un abuso della decretazione
d’urgenza che non sembra avere precedenti”. Commenta così il
capogruppo del Pd in Commissione Affari Costituzionali di
Palazzo Madama, Andrea Giorgis, la decisione di far arrivare al
Senato il decreto Sicurezza, ancora all’esame della Camera,
martedì 3 giugno, per farlo esaminare da Commissione e Aula
nella stessa giornata. Con un quasi certo voto di fiducia.
“Dopo mesi di lavoro parlamentare nel corso del quale sono
emerse tante criticità e contraddizioni”, come quelle ad esempio
“dell’equiparazione della violenza o minacce con la resistenza
passiva; dell’introduzione di 14 nuovi reati che non si capisce
come possano garantire una qualche sicurezza; per non parlare
del tema delle madri detenute”, per sanare le quali ci sarebbero
dovuti essere degli interventi normativi, si arriva a
trasformare il disegno di legge in un decreto, è evidente “la
considerazione che questa maggioranza ha del Parlamento”.
Loro, infatti, prosegue Giorgis, considerando “la terza
lettura” di un provvedimento – che dovrebbe essere di fatto la
normalità soprattutto nel caso dei decreti – come “un fatto
eccezionale” e “straordinario”, “hanno deciso alla fine di
trasformare un disegno di legge in un decreto”.
Ma “l’abuso della decretazione d’urgenza – insiste il
parlamentare del Pd – oltre a mortificare il Parlamento, produce
una legislazione cattiva, instabile, che poi dovrà essere
corretta. Nel merito non produrrà alcuna maggiore sicurezza per
i cittadini e creerà una marea di contenzioso con probabili
declaratorie di invalidità”.
Il timing, poi, incalza Giorgis, “è l’ulteriore conferma di
quanto il Parlamento possa esercitare un qualche ruolo”. “Se
alle 13.30 arriva al Senato ed entro le 15 si devono presentare
gli emendamenti e questi, a prescindere da quanti siano e dal
loro contenuto, già ci dicono che saranno tutti respinti perché
alle 17 il testo dovrà andare in Aula dove verrà chiesto il voto
di fiducia, è evidente che “c’è una mortificazione del
Parlamento”. Ma non solo “del Parlamento – aggiunge – ma anche
della volontà popolare e dell’esercizio dei diritti fondamentali
dei cittadini”.


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