“Per quanto riguarda la forma di governo non ci convince l’ipotesi di eleggere direttamente il Presidente della Repubblica. In un contesto nel quale i partiti e i corpi intermedi vivono una stagione di crisi e la confusione di poteri pubblici e privati ha assunto caratteri preoccupanti, l’elezione diretta di un capo dello stato governante, più che sostenere un processo di rilegittimazione dei partiti politici e, al tempo stesso, rafforzare l’autonomia della sfera democratica, rischia di irrigidire la dinamica politica e di incentivare pratiche populiste e demagogiche che, nell’immediato, possono dare l’impressione di sopperire alle difficoltà della partecipazione organizzata e alla frammentazione politica, ma alla fine si dimostrano incapaci di conferire alle istituzioni quella forza, quella flessibilità e quella legittimazione di cui necessitano per orientare le dinamiche economiche e finanziarie all’interesse generale e alle ragioni della “democrazia emancipante” e dell’uguaglianza. Più impegnativo, ma preferibile perché alla fine più efficace, è rimanere nel solco della Costituzione e della maggior parte delle democrazie occidentali e, in tale prospettiva, rafforzare il ruolo e la capacità decisionale e di indirizzo del Parlamento. Innanzitutto, riformando l’attuale bicameralismo paritario e razionalizzando il rapporto Parlamento-Governo, anche attraverso l’introduzione della sfiducia costruttiva.Al contempo, dando una piena e organica attuazione all’art.49 della Costituzione attraverso una compiuta disciplina dei partiti, la predisposizione di un’efficace legislazione di contorno e nuove regole sul finanziamento dell’attività politica capaci di garantire trasparenza, sobrietà e autonomia dal potere economico e da quello culturale dei mezzi di comunicazione.E naturalmente occorrerà approvare una nuova legge elettorale che valorizzi il potere di scelta dei candidati da parte degli elettori, faciliti la partecipazione al voto (anche dei lavoratori e dei giovani momentaneamente fuori sede), sostenga il radicamento dei partiti (quali strutture che organizzano la partecipazione e concorrono a tessere i legami sociali) e che, pur garantendo una adeguata rappresentanza parlamentare del pluralismo sociale e politico, limiti la frammentazione”. Così il senatore del Pd Andrea Giorgis nel suo intervento in aula sulla fiducia al governo Meloni.


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