“Durante l’emergenza sanitaria, per ridurre il sovraffollamento, con il decreto legge n. 18/2020, sono state adottate alcune misure straordinarie volte a incrementare l’esecuzione della pena detentiva, fuori dal carcere, presso il domicilio.

In particolare, com’è noto, sono state previste licenze e permessi straordinari per i detenuti in regime di semilibertà e per quelli ammessi al lavoro esterno(art.123); ed è stata prevista la detenzione domiciliare per i detenuti che devono scontare una pena residua non superiore a diciotto mesi (art.124).

Entrambe le misure, come è altrettanto noto, non possono essere applicate ai delitti indicati dall’art 4-bis della legge 354/1975, e dagli articoli 572 e 612 bis del codice penale (mafia, terrorismo e gli altri delitti di grave allarme sociale compresi i delitti di maltrattamento e gli atti persecutori). Dal giorno della loro introduzione non risulta che tali misure abbiano prodotto alcun allarme sociale o che vi siano stati casi di revoca per condotte illecite da parte dei detenuti che ne hanno beneficiato.

Se è così, se si tratta di misure che hanno dato buona prova di sé, perché non prorogarle ulteriormente? Perché al prossimo 31 dicembre dovrebbero venire meno?

Per questo vorremmo sapere perché il governo dice no ai nostri emendamenti (4.0.100, 4.0.101, 4.0.102,4.0.103) volti a rendere le misure strutturali”. Così il senatore Andrea Giorgis è intervenuto in aula durante la discussione degli emendamenti al Dl Rave.


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