‘Abbiamo sanato un ritardo dell’Italia adeguando il nostro ordinamento al diritto internazionale e dichiarando la tortura come un reato grave’. Lo ha detto il senatore Giuseppe Lumia, capogruppo Pd in commissione Giustizia intervenendo in aula.
‘L’indicazione del reato di tortura – ha spiegato – come reato comune ci mette nelle condizioni di colpire in modo specifico, ad esempio, le organizzazioni mafiose, che hanno utilizzato più volte la tortura e hanno ridotto in condizioni disumane tante persone che sono state private della libertà, perché tali organizzazioni hanno saputo esercitare questa malefica potestà sull’individuo, sulla persona, sui bambini (non dimentichiamo il piccolo Di Matteo, sciolto nell’acido). Ma non vorrei che si dimenticassero altre questioni che abbiamo incontrato e che abbiamo dovuto riscontrare anche nel nostro Paese. Mi riferisco, per esempio, ai maltrattamenti nei confronti degli anziani che superano una certa soglia e che diventano tortura; così come i maltrattamenti nei confronti dei minori e dei bambini a che spesso abbiamo visto videofilmati on situazioni in cui si va oltre il semplice scappellotto, e in cui si pongono in essere vere e proprie torture, con bastonate e maltrattamenti continui e ripetuti’.
‘Questo non ci ha sottratti dalla necessità – ha sottolineato – prevista soprattutto dalle convenzioni internazionali, di colpire anche il pubblico ufficiale, uomo di potere, rappresentante delle istituzioni, qualora abusi di questa qualità per esercitare una pressione che si trasforma in tortura, con atti che sono materiali o di tipo psicologico. Anzi, abbiamo previsto un’aggravante con effetto speciale, punita con la reclusione da quattro a dodici anni. Penso che abbiamo usato una misura equilibrata’.
‘La nostra cultura giuridica – ha concluso Lumia – il nostro senso di umanità, il nostro modo di approcciare la questione, in coerenza con la nostra Costituzione e con le convenzioni internazionali, ci dicono che è stato ottenuto un buon risultato.

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