Un leader deve unire e invece la Leopolda è stata il bunker del Sì». Parla Miguel Gotor, senatore e storico, vicino a Pier Luigi Bersani.
Senatore Gotor, come giudica le urla da stadio per la vostra cacciata alla Leopolda e che Renzi non ha fermato: forza o debolezza?
Renzi è il segretario del Pd, non un capo fazione, e doveva avere la sensibilità politica di fermarle. I radicalismi e le forme di estremismo hanno sempre un tratto minoritario: la Leopolda mi è apparsa come il “bunker del Sì”.
Ieri Renzi ha detto però che non vuole cacciare nessuno.
E vorrei ben vedere. Ma forse abbiamo capito male e urlavano “fiori” “fiori”.
Renzi ha paura di perdere il referendum, di fronte ai sondaggi che danno in vantaggio il No, per il quale propendono ormai sembra anche gli indecisi?
Per esperienza diffido dei sondaggi. La partita è aperta. Renzi ha portato un pezzo di gruppo dirigente del Pd a giocare a poker con la Costituzione sulla soglia di un burrone. È tutta gente che si era fatta i suoi calcoli prevedendo uno scenario diverso ed è chiaro che serpeggi disagio per il rischio assunto.
O ci potrebbe essere un calcolo, in base al quale Renzi vi ritiene poco rappresentativi in termini di consensi nel Paese?
Renzi sembra mosso da un`ossessione nei nostri riguardi. Se fossimo così irrilevanti come dice, ci ignorerebbe. Tra l`altro non si rende conto che così facendo banalizza e impoverisce il suo ruolo di premier. Se i problemi dell`Italia fossero Bersani, staremmo tutti più sereni. Per davvero, però, questa volta.
Bersani al “fuori fuori” ha contrapposto il “dentro dentro”. Ma ha anche aggiunto che a un certo punto “bisognerà rassegnarsi”. Ci sarà una scissione?
Non credo. Quel grido era surreale perché non si rendono conto che alle ultime amministrative circa due milioni di elettori sono già andati fuori dal Pd, verso l`astensionismo e i 5 stelle. Lo hanno fatto per conto loro, non hanno bisogno del fischio di qualcuno. Per me il Pd è importante perché è un partito grande e plurale e la qualità della sua vita interna dice molto sullo stato di salute della democrazia italiana. Per questo più tu urli “fuori” e più io dico “dentro”, e lo faccio con un tenace sorriso.
L`ex segretario rivendica “una nuova leadership”. Chiederete il cambio del segretario se il No vincesse?
Renzi può e deve restare presidente del Consiglio anche in caso di vittoria del No proprio perché, come abbiamo sempre detto, il suo principale errore è avere sovrapposto il governo e la questione costituzionale. Egli è stato legittimato da un grande voto popolare alle primarie per la segreteria e questo conta: il nuovo segretario lo deciderà il prossimo congresso. Ma anche in questa eventualità Renzi non sembra orientato a farsi rosolare a fuoco lento e quindi sarebbe più propenso a lasciare Palazzo Chigi che il Nazareno per chiedere nuove elezioni.
Come vi muoverete se così fosse?
Ci sono troppe variabili per giudicare o fare previsioni. In ogni caso, se vince il No, bisognerà varare una nuova legge elettorale, prima di andare a elezioni perché l`Italicum sarà carta straccia. Ciò che gli italiani e gli investitori stranieri stanno capendo è che questo scenario potrà garantire maggiore stabilità sul piano economico, finanziario e politico. Questo è importante nell`interesse dell`Italia che viene prima di tutto.
Lui ha detto no a “governicchi tecnicicchi” in caso di sconfitta. Ma in tutto questo c`è un capo dello Stato che dovrà
decidere.
Secondo me Renzi parla del futuro perché gli sta sfuggendo di mano il presente. Se vince il No dovrebbe continuare a governare; se non vuole farlo, la parola passerà al Presidente della Repubblica e poi al parlamento come avviene in una normale democrazia. A chi giova questa continua rincorsa a rendere tutto emergenziale? Forse ai 5 stelle, a cui stiamo tirando la volata.
La cosiddetta mediazione Cuperlo doveva essere un anello di congiunzione tra la sinistra interna e la maggioranza renziana. E invece sono arrivate le urla da curva Sud. Considera Cuperlo sempre uno dei vostri?
Non sono rimasto sorpreso dalla sua scelta, ma penso che abbia sbagliato valutazione politica. Piuttosto ho trovato umiliante che Renzi ieri (l`altro ieri ndr) alla Leopolda non abbia fatto il benché minimo accenno all`accordo raggiunto. Sul piano personale tra noi non cambia nulla, Cuperlo è un politico preparato e ironico. Credo sarebbe stato un ottimo presidente del Pd.
Per usare un termine che rimanda al titolo di un celebre libro di Massimo D`Alema, ideato dallo stesso Cuperlo (“Un Paese normale”) c`è ancora possibilità di arrivare a un Pd normale, oppure Renzi sta pensando a un altro partito: il PdR?
Renzi sta disarticolando il campo del centrosinistra ed è convinto che questo possa portare al Pd voti da destra. Col referendum vuole mescolare voti di diversa provenienza, convinto che poi alle politiche rimarranno. Secondo me sbaglia i calcoli, ma vedremo. Mi ricorda il tentativo di sfondamento di Fanfani ai tempi del divorzio e ricordo che Moro lo definì “un piccolo De Gaulle”. Sappiamo come è andata a finire.
Il segretario-premier vi accusa di rispettare le regole della “ditta” quando siete voi al potere, di diventare “anarchici” quando ci sono gli altri. Niente da rimproverarvi in quella che è apparsa sempre un po` come una delegittimazione reciproca? Sono schermaglie propagandistiche. Il segretario ha il dovere dell`unità del suo partito e dopo l`elezione unitaria di Mattarella, un passaggio importante dopo quanto era avvenuto nel voto segreto con Marini e Prodi, c`erano tutte le condizioni perché ciò avvenisse. Lui un mese dopo ha messo la fiducia sull`Italicum e ha cacciato illustri parlamentari del Pd dalla Commissione Affari Costituzionali. Ripete sempre lo stesso schema: evoca un nemico interno convinto che gli serva per prendere voti a destra. Le amministrative hanno già dimostrato che questi voti non arrivano, ma lui è incapace di cambiare gioco.
Renzi attacca D`Alema dicendo che voleva il posto di Mogherini ma che a non volerlo fu il Pse. Che opinione ha?
Questo tipo di argomenti e la loro stucchevole ripetitività rivelano lo stato di difficoltà del premier: divide invece di unire ed evoca sempre scenari futuri rimuovendo il fatto che sono quasi tre anni che governa l`Italia grazie al risultato del 2013. Molte aspettative sono deluse. Ho apprezzato un`intervista di Farinetti e ho pensato: se Renzi gli prestasse ascolto, sarebbe molto più efficace, ma non ci riesce, è più forte di lui, prevale la sua parte “rondolina”, questo non lo aiuta e danneggia anche il Pd.
Di fronte alla camicia sudata di Renzi si è evocata quella di Bettino Craxi, che comunque vinse il referendum sulla scala mobile. Vede possibile un paragone tra i due?
È difficile fare confronti, sono epoche e uomini diversi. Certo, Craxi parlava a Bari a fine giugno immerso nella calura, a Firenze invece era autunno, ma, evidentemente, un uomo politico non suda soltanto perché ha caldo…