Miguel Gotor – bersaniano, in uscita dal Pd insieme a Roberto Speranza ed Enrico Rossi – ha ascoltato con attenzione le parole di Michele
Emiliano alla direzione pd. «Me l`aspettavo – dice – mi colpiva la sua ridondanza verbale».
Senatore, che pensa di questa andata e ritorno del governatore?
«Non sono sorpreso perché da una decina di giorni avevo avuto il sentore che Emiliano facesse un po` il gioco dell`elastico: tiri,tiri, tiri e poi rientri. Del resto, rischiava di finire come la sora Camilla».
Chi, scusi?
«Conosce il detto? La sora Camilla, tutti la vogliono e nessuno la piglia».
Non siete rimasti spiazzati?
«No. Ma sono, siamo dispiaciuti, perché Emiliano aveva preso in privato a pubblicamente degli impegni che ha disatteso. Detto questo, è adulto e vaccinato. E il nostro progetto va avanti anche in nome del fatto che nessuno è indispensabile. Emiliano è un solista istrionico, ma non vedo in giro dei Nelson Mandola».
Crede che le giravolte di questi giorni danneggino la sua credibilità?
«Finalmente ha messo un punto. Le racconto una cosa: quando al teatro Vittoria ha detto “io sto con loro – intendeva Rossi e Speranza – perché siamo delle brave persone e ci siamo guardati negli occhi”, ho pensato: “Se uno è una brava persona che bisogno c`è di dichiararlo?”. Trovo che in lui ci sia un eccesso di scenografia. Diciamo che non c`è contrasto tra la corpulenza di Emiliano e l`uso ridondante che fa della parola».
Parole a parte, si è candidato alla guida del Pd.
«Credo che questo sia comunque lo scenario peggiore per Renzi. Avova fatto di tutto per evitare uno scontro interno che – a giudicare dai toni usati in direzione – si preannuncia molto duro e catalizzerà l`attenzione dei media. Noi, nel frattempo, costruiremo qualcosa fuori dal Pd».
Cuperlo, Fassino, vi chiedono di ripensarci.
«Ho massimo rispetto per questi appelli, spesso affettuosi, ma ci sono decisioni politiche prese che vanno al di là di un dibattito nominalistico. Su fisco, scuola, lavoro, povertà, legge elettorale, Costituzione – cose grosse per definire l`identità di centrosinistra di un partito – noi siamo sostanzialmente in disaccordo con la linea del Pd. Sto uscendo dal Pd, non da Renzi».
Potreste lottare per far prevalere la vostra linea.
«Lascio a Cuperlo la coerenza e il piglio con cui intende combattere da dentro. Qui si tratta di avere il coraggio di affrontare il mare aperto, un coraggio senza aggettivi e senza citazioni poetiche. Nell` autentico rispetto delle scelte di tutti».
“Chi non lotta ha già perso”, ha detto Emiliano.
«L`errore è pensare che il partito democratico sia ancora l`unico campo di lotta non solo possibile, ma anche giusto. Il Pd è nato dentro un quadro maggioritario, bipolare, che tendeva al bipartitismo. Queste tre condizioni oggettivamente sono mutate. Dopo il 4 dicembre siamo in un campo che tende al proporzionalismo e che è multipartitico. È miope pensare che tutta la lotta si esaurisca dentro il PdR, il partito di Renzi, per citare Ilvo Diamanti».
Vede che si torna a Renzi.
«No, parlo di un Pd che vince al centro e ai Parioli – o sulla collina di Torino o a Brera a Milano – mentre il presente e il futuro della lotta politica si giocheranno nelle periferie, sociali e culturali, e dando voce agli esclusi».