di Luigi Zanda

carcere_1161.jpgIl messaggio del presidente Napolitano alle Camere ha rimesso al centro un tema che riguarda la civilta’ dell’Italia. La situazione di Berlusconi non c’entra nulla. E sia chiaro: qualsiasi misura che avesse il taglio di una legge ad personam, in questa legislatura non passera’ mai.

Il Capo dello Stato ha ricordato la verita’ su un problema tragico. Mi sono sentito mortificato quando ha sottolineato che l’Italia e’ stata condannata per la violazione della convenzione europea che proibisce la tortura. Perche’ e’ tortura il trattamento disumano e degradante provocato dal sovraffollamento carcerario.
Nessuno mette in dubbio il principio che i delinquenti devono scontare la loro pena e la certezza che questo avvenga. Ma nessuno, nemmeno un delinquente, dev’essere torturato.

E’ evidente che provvedimenti di clemenza come l’amnistia e l’indulto devono seguire e non precedere riforme che riducano in modo strutturale l’affollamento. Napolitano ci ha indicato la strada: introdurre pene alternative; aumentare i casi di detenzione domiciliare; introdurre la messa in prova; intervenire sulla lentezza della giustizia che pure pesa sulla crisi italiana.

E su queste linee il Pd in Senato sta lavorando. Infatti, nell’Aula di Palazzo Madama approderà presto un testo di revisione del sistema delle pene di portata storica che non solo avvia il processo che porterà all’abrogazione del reato di clandestinità, ma prevede che la reclusione e l’arresto domiciliare diventino pene principali al pari della reclusione in carcere per le pene inferiori a tre anni. Il testo imposta inoltre la depenalizzazione di molti reati e la trasformazione in illeciti amministrativi di quelli per i quali è prevista multa o ammenda. Per i reati di minore gravità, poi, introduce la sospensione del procedimento penale con la ‘messa alla prova’.

L’obiettivo? Decongestionare le carceri e favorire un reale reinserimento del condannato. Si tratta di misure strutturali necessarie, in coda alle quali si possono prevedere l’amnistia o l’indulto.
Concludo ricordando due episodi che in questa settimana mi hanno molto colpito e preoccupato: gli insulti a Napolitano e il dietrofront sull’abrogazione del reato di clandestinità da parte di Grillo e Casaleggio.
Una considerazione. Solo il fascismo usava l’insulto come arma politica. E solo i totalitarismi hanno voluto e sostenuto sistemi penali basate sulle differenze razziali.