Caro Direttore, ho molto apprezzato, fino a ieri, la qualità dell`informazione fornita dal Suo giornale
in materia di lavoro, soprattutto nell`inserto dedicato a questa materia, cui ho collaborato in questi anni con numerose interviste. Con la stessa franchezza Le dico che, proprio in materia di mercato del lavoro, l`edizione del 10 maggio di Libero ha fornito con grande evidenza una informazione gravemente sbagliata, commentata in modo fuorviante. La prima pagina titolava a caratteri cubitali: “Jobs Act, 100mila posti falsi”, presentando questo dato come fornito dall`Inps; poi, a pagina 3, ma solo nel corpo dell`articolo,
si leggeva che in realtà i «posti di lavoro falsi» secondo l`Inps sarebbero solo 20mila (perché dunque in prima pagina erano indicati in 100mila?), sempre però lasciando intendere che questi 20mila inesistenti fossero in qualche modo collegati alla riforma del lavoro del 2014-15. L`Inps non ha detto affatto questo e comunque le cose stanno molto diversamente.
Per la precisione, l`Inps ci ha detto molto chiaramente che, su 1,6 milioni di nuovi contratti di lavoro stabili stipulati nel 2015, per i quali le imprese hanno fruito dell`incentivo economico (la c.d. «decontribuzione»), in circa 100mila è stata rilevata una irregolarità di tale fruizione. Il che non significa affatto che questi 100mila contratti di lavoro siano «falsi», cioè inesistenti: significa, invece, che sono tutti contratti veri, i quali però, più modestamente, secondo l`Inps non dovrebbero beneficiare dell`incentivo economico. Questo viene, peraltro, affermato sulla base di un accertamento effettuato sulla base di un incrocio di dati informatici, cui dovrà seguire una verifica caso per caso. Quand`anche, comunque,
le 100mila fruizioni irregolari risultassero tutte confermate, esse non toglierebbero proprio nulla ai due milioni di contratti a termine stipulati nel 2015; né al 49 per cento di aumento di questi contratti rispetto al 2014. Perché di questo dato – non contestato neppure un cenno su Libero di martedì? Quanto ai 20mila posti di lavoro falsi, inesistenti, si tratta di tutt`altro capitolo, che con la riforma del lavoro del 2014-15 e con la decontribuzione non c`entra per nulla: si tratta di frodi mirate per lo più alla fruizione indebita dei trattamenti di disoccupazione, ambientate soprattutto nel settore agricolo e nel Mezzogiorno.
Ne risultano anche di più dei 20.000 di cui parlava Libero martedì. Ma non costituiscono affatto una novità dell`ultimo anno, bensì la manifestazione di una illegalità diffusa che caratterizza il nostro mercato del lavoro, soprattutto nelle regioni più povere, da molti decenni.
Per concludere, tre domande. Giustamente voi giornalisti ogni giorno che il buon Dio manda in terra rimproverate ai politici inconcludenza e promesse non corrispondenti ai fatti, quando non anche disonestà; non vi sembra che anche su di voi gravi un dovere di verità? Più precisamente, non vi sembra che, quando la politica fa qualche cosa di buono sul terreno delle riforme, essa debba essere premiata dai giornali con una informazione seria e accurata, quale che sia il colore del governo in carica? Se anche i media che hanno riconosciuto la complessiva bontà della riforma del lavoro del 2014-15 (come ha fatto Libero nei mesi scorsi) cedono poi alla tentazione faziosa di dileggiarla senza fondamento, come possono questi stessi media ergersi credibilmente a censori dell`inconcludenza e dell`irresponsabilità dei politici? Solitamente, a interventi come questo mio i giornali – se li pubblicano fanno seguire repliche autodifensive, talvolta anche ritorsive nei confronti dell`autore. La mia speranza è che, invece, questa volta Libero onori il proprio nome riconoscendo di avere sbagliato. Un piccolo sacrificio di amor proprio, che restituirebbe alla testata
l`autorevolezza e la credibilità appannate dall`errore commesso martedì.
*Senatore Pd,
professore di diritto del lavoro
nell`Università di Milano

Caro professore, confesso che anche io apprezzo molto la qualità dei suoi interventi e dialogo volentieri con lei. Un po` meno apprezzo il tono della sua lettera che sembra voler sostenere che Libero si sia inventata una notizia. Così non è. La direttrice Inps delle entrate, Gabriella Di Michele, ha spiegato che sono emersi circa 60 mila aziende e 100 mila lavoratori che hanno usufruito indebitamente dello sgravio. Che cosa vuol dire? Che 100 mila persone e 60 mila aziende hanno truffato l`Inps per usufruire dei vantaggi offerti dalla decontribuzione e questo abbiamo scritto. Forse erano posti già esistenti, comunque non in regola, che alle casse dell`ente previdenziale hanno procurato un danno quantificato in 600 milioni. Non le piace la
sintesi giornalistica di posti falsi. Li chiami irregolari, ma la sostanza non cambia. Si può dire che qualche cosa non ha funzionato e che qualcuno ha ciurlato nel manico? Lei poi fa un po` di confusione con i 20 mila lavoratori fantasma, ma questa è altra cosa, che si aggiunge ai 100 mila, non li sostituisce. I falsi lavoratori, come i falsi invalidi, ci sono sempre e soprattutto nel Mezzogiorno? E allora, che cosa vuol
dire? È un buon motivo per far finta di niente? Ogni mese stiamo a contare se ci siano state venti o trentamila assunzioni e poi si scopre che 20 mila posti sono finti e chiudiamo un occhio, anzi tutti e due? Quanto al resto, alle considerazioni sulla serietà del lavoro svolto dai giornalisti, condivido pienamente, ma forse prima di chiedere ai giornalisti di essere scrupolosi nel proprio lavoro bisognerebbe pretenderlo
anche da enti e studiosi, i quali invece di fornire dati chiari e definitivi sembrano preferire quelli oscuri
e parziali, così da poterli interpretare a seconda delle necessità. Il nostro giornale è Libero di ospitare ogni opinione, ma qualche volta anche di dissentire.


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