«Mi stupisco che il mondo, e gli italiani in particolare, si stupiscano del gesto politico della Merkel sulle politiche per l`immigrazione. La Cancelliera si è confermata leader mondiale ed ha offerto al mondo una lezione di politica concreta. Ha ripreso, in appena un giorno, lo spirito di solidarietà che animò la Germania ed il suo predecessore Kohl all`indomani del crollo del Muro di Berlino. Le politiche sull`immigrazione arrivano anche da quel senso di solidarietà che nacque sulle macerie del Muro. Perché proprio lei avrebbe dovuto tollerare altri Muri nel Terzo Millennio?»
Josefa Idem, senatrice pd, è l`ex canoista nata 51 anni fa a Goch, sessantasei chilometri da Dusseldorf e da ventisette anni vive in Italia. Per soli due mesi fu ministro del governo Letta alle Pari Opportunità e allo Sport, poi si dimise per una presunta evasione dell`Ici nella casa di sua proprietà in provincia di Ravenna.
Come è nata l`inversione di tendenza di Angela Merkel?
«Il passo è stato umanitario e cristiano al tempo stesso. Oltre che politico, naturalmente. La Cancelliera era da tempo turbata, e questo lo so per fonte diretta e credibile, di quanto avveniva nel Mediterraneo della incapacità dei governi di trovare una strada politica convincente per le politiche di accoglienza».
Appena a giugno scorso la Merkel fu presentata al mondo come l`algida che aveva fatto piangere una bimba palestinese nata in un campo di rifugiati nel Libano. La Merkel rispose: se decidiamo di accogliere tutti, non saremo in grado di sostenere questa situazione. Cosa è successo in due mesi?
«Quella crocifissione pubblica con il presunto cinismo di Angela Merkel era un`operazione di comunicazione tesa ad incrociare la posizione di rigore della Germania sulla Grecia con quella della Cancelliera che faceva piangere la bambina. In pratica, offrire al mondo il cinismo tedesco. A parte che la visione del filmato integrale smentiva l`interpretazione sul presunto cinismo ma non tutti hanno ricordato, in quei giorni, che in Germania nel 2013 circa 17 milioni di persone potevano raccontare la storia della loro emigrazione e dell`accoglienza ricevuta in Germania. E, per essere ancora più chiari, i bambini stranieri nati in Germania possono scegliere la cittadinanza tedesca, in Italia di discute ancora sullo jus soli».
Quindi, una scelta in linea con una politica sull`immigrazione ben salda?
«Alle parole di condanna pronunciate dopo i gravi fatti di Heidenau, cittadina nella Sassonia, dove gruppi neonazisti incendiarono un centro di accoglienza, Angela Merkel ha fatto seguire i fatti. Disse ai tedeschi: prendete le distanze da quelle persone che nel cuore hanno l`odio, non ci sarà nessuna tolleranza verso coloro che mettono in discussione la dignità di altri esseri umani. Poche settimane e la decisione di aprire le frontiere con una accoglienzaperfettamente organizzata. Ma davvero c`è qualcuno che possa ancora pensare che la Merkel abbia agito così dopo la sua durezza sulla crisi greca? Per compensare I `immagine? Suvvia, lei ha rispettato un principio che arriva prima dei trattati, quello del diritto all`asilo».
Secondo lei quanto pesa nella politica estera tedesca, e quindi anche nel capitolo cruciale per i nostri tempi, delle migrazioni, il senso di colpa della storia passata?
«Pesa il Novecento, pesa la Shoah. Come d`altronde anche in Italia dove Mussolini si alleò con Hitier. C`è al fondo della scelta l`ennesima volontà di dimostrare che la Germania ha chiuso il capitolo più tragico del suo Novecento».
C`è chi sostiene: la Merkel ha aperto le frontiere per risolvere il problema demografico della Germania.
 «Ha fatto benissimo, se al fondo della decisione c`è anche questa valutazione. Accogliere 800mila profughi è anche una scommessa sul futuro. Non è casuale la scelta del governo tedesco in questi giorni di accelerare i corsi di apprendistato, oltre quelli per la imparare la lingua».
Avrà ripercussioni politiche la scelta della Merkel sul versante della destra estrema pronta a ritmare slogan xenofobi?
«Oltre il 60 per cento della popolazione è d`accordo con la Merkel. E poi ricordiamo bene un fatto: i disperati che arrivano da noi sono vittime che fuggono da guerre che noi abbiamo determinato e loro hanno subito. Altro che esportazione della democrazia…»

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