di Annamaria Parente
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Una riforma del lavoro tocca nel profondo la vita di un Paese e il Jobs Act ha una grande portata innovativa: apre una nuova stagione di diritti per i giovani italiani. Considero questo provvedimento rivoluzionario: penso alla nuova concezione degli ammortizzatori sociali e alla riduzione delle tipologie contrattuali più precarie; alla realizzazione di un sistema efficiente di servizi di sostegno all’occupazione e alla semplificazione delle leggi sul lavoro.
Soprattutto, questa delega è il frutto di una visione d’insieme che mette al centro l’obiettivo di tutelare e creare lavoro.
Di questo parlano la riduzione delle tasse sulle retribuzioni e per le imprese e le risorse nella legge di stabilità per i nuovi ammortizzatori e per gli sgravi fiscali in favore di chi assume a tempo indeteminato. Di questo parla la dura battaglia del Premier Renzi per ottenere investimenti dall’Unione europea, perché solo la crescita aiuterà la creazione di nuova occupazione.
L’Italia ha bisogno di virtù per innovare l’intero sistema e di inaugurare nuova stagione di diritti. Noi abbiamo perso dal 2008 ad oggi più di 2 milioni di giovani al lavoro. Di fronte a un dato come questo, la ratio profonda della delega è creare un terreno per favorire l’accesso al lavoro di nuovi assunti a tempo indeterminato e l’impegno a non lasciare solo nessuno in tutto l’arco di vita lavorativa, con solide politiche attive che prevedano anche la formazione continua. Per rilanciare l’economia bisogna avere cura del capitale umano.
Nel mondo globalizzato, le più grandi tutele che si possono assicurare ai lavoratori sono le competenze.
Certo, la politica deve anche assumersi la responsabilità di un rinnovato rapporto con le parti sociali e favorire un dialogo con coloro che in queste ore manifestano contro questa riforma.
Ora la parola passa al governo e il Parlamento vigilerà sui decreti per la piena attuazione della delega.