“Al netto dei corollari discorsivi e delle abusate retoriche con cui affronta ormai da settimane questa crucialissima questione, il Ministro Di Maio oggi in Aula non ha detto la cosa più importante: se questo Governo, in continuità con il precedente, intende salvare e rilanciare la più grande acciaieria d’Europa o se vuole chiuderla. Non ha detto come intende garantire il funzionamento dell’azienda, la sicurezza dei lavoratori, le imprese dell’indotto: in questi mesi, fino al 15 settembre e oltre. Non ha detto se ritiene l’Ilva una priorità nazionale”.
Così la senatrice Teresa Bellanova,capogruppo in Commissione Industria, Commercio e Turismo a Palazzo Madama, nell’intervento oggi in pubblicazione su Democratica.
“Io non so su quali elementi, nelle carte di gara o estranei alle stesse e dunque di natura più discrezionale che formale, il Ministro Di Maio fondi l’affermazione secondo cui l’offerta di AcciaItalia era migliore”, prosegue la senatrice. “So che la stessa era di 1 miliardo e 200milioni rispetto al miliardo e 800 milioni di Mittal, una differenza di 600 milioni destinati ai creditori di Ilva (l’offerta economica incideva per il 50% sui criteri di assegnazione trattandosi di una vendita di mercato di un’impresa insolvente). So che in termini di occupazione quell’offerta era inferiore; che riguardo al Piano Ambientale che, vincola quello industriale, è stata scelta la proposta più competitiva; che AcciaItalia non si è avvalsa del ricorso al Tar per far valere le sue ragioni; che di lì a poco la cordata si è sciolta; che, richiesta di parere, l’Avvocatura dello Stato ha confortato e avvalorato le decisioni assunte. E so con altrettanta certezza che, se su Ilva non si assumerà una decisione nel più breve tempo possibile (ma ormai siamo veramente ai supplementari), si provocherà un disastro sociale, ambientale ed economico di dimensioni enormi e dalle conseguenze ancora difficilmente immaginabili”.

Roma, 20 Luglio 2018


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