di Annamaria Parente
E’ in dirittura di arrivo al Senato una delle riforme più importanti del governo Renzi: il Jobs Act, un disegno di legge delega che in 6 articoli ridisegna profondamente il lavoro in Italia. A partire dal testo originario dell’Esecutivo, il gruppo del Pd nella Commissione Lavoro è stato protagonista nella discussione e nella proposta di emendamenti, in un confronto serrato con il ministro Poletti e con il resto della maggioranza e anche con le opposizioni.

Il risultato è una delega di sistema che, per la prima volta, tiene insieme politiche passive ed attive del lavoro attraverso, da un lato, l’estensione degli ammortizzatori sociali anche a chi ha un contratto di collaborazione e, dall’altro, l’istituzione di un’Agenzia Nazionale per l’impiego, destinata a fornire formazione continua e servizi per la ricollocazione.

L’obiettivo principale è fare in modo che lo Stato si prenda cura di chi ricerca per la prima volta un lavoro o ha perso un posto, senza che nessuno sia lasciato solo. Ed estendere diritti fondamentali quali la tutela della maternità e l’assegno di disoccupazione anche alle migliaia di giovani precari che finora ne sono stati sprovvisti. L’intento è inoltre di sostenere l’ingresso al lavoro e di combattere la precarietà dei giovani attraverso il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i neossunti, restituendo centralità all’occupazione stabile grazie a specifici incentivi alle imprese. Su questo punto, il governo viene infatti delegato a sfoltire il gran numero di contratti precari e a semplificare il più possibile le procedure e gli adempimenti per le aziende. Resta ovviamente il reintegro sul posto di lavoro nei casi di licenziamento per discriminazione, tutelato peraltro già dalla nostra Costituzione. Il lavoro in Commissione ha portato all’inserimento nella delega dell’annosa questione delle dimissioni in bianco, all’introduzione di un fascicolo elettronico unico relativo all’iter professionale del lavoratore, all’inserimento di principi che collegano le politiche attive a quelle passive e la possibilità della cessione delle ferie a lavoratori e lavoratrici in difficoltà.

E’ chiaro che si tratta di un grande cambiamento, anche culturale, che ha suscitato un confronto acceso, dentro e fuori il Partito Democratico. Per questo il gruppo delle senatrici e dei senatori democratici si è riunito più volte e anche la Direzione del Pd ha discusso e ha votato. L’impegno del Governo, attraverso anche il lavoro parlamentare, è di formulare i decreti delegati tenendo insieme tutti gli aspetti della riforma. Cruciale sarà il reperimento delle risorse che lo Stato impegnerà nell’estensione degli ammortizzatori e nella riforma delle politiche attive.