Oggi, presso la Prima Commissione
Affari Costituzionali del Senato, ha preso il via la discussione
generale sul disegno di legge di conversione del decreto-legge
“Cittadinanza”. Il dibattito arriva a seguito delle audizioni
svoltesi la scorsa settimana, fortemente volute dalla Sen. La
Marca (PD), che aveva sollecitato un confronto aperto e plurale
sulla materia.

All’inizio della discussione è intervenuta la Sen. La Marca per
esprimere con fermezza la propria contrarietà al decreto.

“Speravo sinceramente – ha dichiarato La Marca – che, alla luce
delle criticità emerse durante le audizioni, questa maggioranza
decidesse di fare un passo indietro. E invece, si è scelta ancora
una volta la via del decreto-legge, uno strumento d’urgenza, per
intervenire su una materia tanto delicata, comprimendo il tempo
del dibattito parlamentare ed evitando un confronto autentico tra
visioni diverse”.

“Il decreto è stato redatto e presentato senza alcuna
consultazione con i parlamentari eletti all’estero né con il
Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, principale
organismo di rappresentanza delle comunità italiane nel mondo. Un
metodo inaccettabile che esclude proprio coloro che sono chiamati
a rappresentare gli interessi degli italiani fuori dai confini
nazionali”.

Entrando nel merito del provvedimento, la Senatrice ha
sottolineato come la scelta di introdurre un limite di due
generazioni per il riconoscimento della cittadinanza per
discendenza penalizzi gravemente migliaia di italo-discendenti
legati all’Italia da profondi vincoli culturali, affettivi e
identitari.

“Anziché introdurre criteri più equi, come una verifica della
conoscenza della lingua italiana o della cultura civica – ha
aggiunto – si è preferito un taglio netto, indiscriminato. Una
misura che colpisce anche chi studia l’italiano, visita
regolarmente l’Italia, possiede proprietà o ha investimenti nel
nostro Paese”.

La Senatrice ha poi denunciato il caos generato nei consolati,
con il blocco degli appuntamenti già fissati per le pratiche di
cittadinanza, e ha espresso preoccupazione per il contenuto del
disegno di legge collegato, che da quanto emerso nella conferenza
stampa del Ministro Tajani di presentazione del decreto,
prevederà l’istituzione di un ufficio centralizzato presso il
MAECI per la gestione delle pratiche, sottraendole ai consolati.

“Particolarmente grave – ha proseguito – è l’inasprimento delle
condizioni per il riacquisto della cittadinanza da parte degli
emigrati, per i quali si prevede l’obbligo di due anni di
residenza in Italia, anziché uno. Una misura che si pone in netto
contrasto con il mio disegno di legge, volto a semplificare e
automatizzare il riacquisto per chi ha perso la cittadinanza per
naturalizzazione, spesso obbligatoria”.

“È un paradosso – ha concluso – che proprio oggi, mentre
celebriamo la Giornata del Made in Italy, si vogliano penalizzare
gli italiani nel mondo, dato che è soltanto grazie a loro che
hanno venduto, comprato, diffuso e promosso i nostri prodotti nel
mondo che questo brand rappresenta un marchio di successo. Questo
decreto non solo è sbagliato nel metodo, ma profondamente
ingiusto nel merito. Mi opporrò con decisione alla sua
approvazione e, insieme al mio gruppo, presenteremo emendamenti
migliorativi con l’auspicio che il Governo voglia finalmente
ascoltare le nostre proposte con spirito costruttivo”.

In seguito all’intervento della Senatrice, è intervenuto il
Senatore Menia (FDI), criticando l’intervento della Sen. La Marca
e definendolo “pura polemica”. Nel suo intervento ha difeso
l’impianto del decreto, sostenendo che si tratta di una misura
necessaria per far fronte a un’emergenza legata ai presunti
brogli nelle richieste di cittadinanza e all’allontanamento
affettivo e culturale di molti discendenti italiani, in
particolare residenti in Sud America, che – a suo dire – non
avrebbero più alcun collegamento con l’Italia. Una posizione,
quella del suo gruppo, che è limitata e che non riflette la
realtà degli oriundi italiani nel mondo.


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