di Giorgio Santini
La definitiva approvazione del decreto Irpef rappresenta per il Pd e anche per la maggioranza una parte fondamentale del percorso di riforme ecomico-istituzionali avviate dal governo Renzi in questi mesi.
E’ l’esempio di una politica che si confronta con le sofferenze delle famiglie e le difficoltà delle imprese italiane, con la pesantezza della crisi, con la crescente disoccupazione, che riconosce il peso dei sacrifici degli ultimi anni e che punta a restituire potere d’acquisto alle famiglie e a sostenere la ripresa, ancora fragile.
Con questo decreto proponiamo al Paese un progetto di equità sociale: tagliamo spesa improduttiva, spesso opaca, per sostenere il reddito di quanti fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, per far ripartire la domanda interna e i consumi, per ridurre il peso fiscale per le imprese.
Il bonus fiscale non è solo un surrogato ma è molto di più: è un fatto concreto, basta provare a chiedere il valore di 80 euro a chi prende1000 euro al mese.
Certo, sappiamo che va reso strutturale e che va esteso alle famiglie monoreddito con figli a carico, ai pensionati e ai lavoratori autonomi con redditi bassi, agli incapienti e questi sono impegni che il governo ha già preso formalmente. Ma alla base di questo decreto c’è una scelta coraggiosa: finanziare l’intervento di sviluppo facendo dimagrire la spesa pubblica italiana, per un’amministrazione pubblica più sobria, più efficiente, più vicina ai cittadini.
Anche il taglio strutturale del 10 per cento dell’Irap per le imprese attraverso l’aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie è una scelta che rivendichiamo come redistribuzione del carico fiscale.
E’ l’esempio di una politica che si confronta con le sofferenze delle famiglie e le difficoltà delle imprese italiane, con la pesantezza della crisi, con la crescente disoccupazione, che riconosce il peso dei sacrifici degli ultimi anni e che punta a restituire potere d’acquisto alle famiglie e a sostenere la ripresa, ancora fragile.
Con questo decreto proponiamo al Paese un progetto di equità sociale: tagliamo spesa improduttiva, spesso opaca, per sostenere il reddito di quanti fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, per far ripartire la domanda interna e i consumi, per ridurre il peso fiscale per le imprese.
Il bonus fiscale non è solo un surrogato ma è molto di più: è un fatto concreto, basta provare a chiedere il valore di 80 euro a chi prende1000 euro al mese.
Certo, sappiamo che va reso strutturale e che va esteso alle famiglie monoreddito con figli a carico, ai pensionati e ai lavoratori autonomi con redditi bassi, agli incapienti e questi sono impegni che il governo ha già preso formalmente. Ma alla base di questo decreto c’è una scelta coraggiosa: finanziare l’intervento di sviluppo facendo dimagrire la spesa pubblica italiana, per un’amministrazione pubblica più sobria, più efficiente, più vicina ai cittadini.
Anche il taglio strutturale del 10 per cento dell’Irap per le imprese attraverso l’aumento delle aliquote sulle rendite finanziarie è una scelta che rivendichiamo come redistribuzione del carico fiscale.